"Ricordati, non sei la cassetta postale di nessuno. Neanche del Pci." Gabriele Capelli (persona e professionista indimenticabile a cui ho voluto un mondo di bene) caporedattore della redazione toscana dell'Unità, me lo disse chiaro e tondo subito. Mi ricordo ancora l'emozione con cui , da giovane neocorrispondente da Piombino, mi presentai a quell'incontro in via Alamanni, a Firenze.
Quella lezione la capii subito. Non fu - e non è mai stata - indolore. Da vecchia cronista di periferia, continuo a pensare che un giornale non deve essere la cassetta postale di nessuno. Tanto meno in funzione proporzionale ai consensi elettorali. E allora, il passo successivo tratto dalla pagina del M5S di Piombino, mi fa un po' sorridere.
"L’informazione sarà divulgata attraverso i nostri canali web e tramite la stampa locale, chiedendo a quest’ ultima che venga dato al Movimento 5 stelle quello spazio che i cittadini piombinesi e della Val di Cornia gli hanno attribuito con il proprio voto".
Valeria Toffolutti
Se il buongiorno si vede dal mattino, ci aspettano delle giornatacce, cara Valeria a cui ho rapinato su facebook le magistrali righe che hai vergato partendo dalle parole di Gabriele, che non finirà mai di mancarmi finche ci sarò, così come mi mancano Lucianino e Luana che in quella "squadra" dell'Unità non c'è mai stata, ma che nel mazzo dei giornalisti con la schiena dritta c'era. E citazione su citazione, ricordo su ricordo, lasciami condire il "memento" di Gabriele con una frase di Sandro Curzi "Un giornalista che non fa incazzare nessuno di norma è un pessimo giornalista".
Conseguentemente ora che "hanno vinto", ora che tutti li corteggiano, li lisciano, ne tessono le lodi o (traducendo un'espressione che Gabriele usava in camera caritatis) manifestano la loro disponibilità a rapporti amorosi oro-genitali, dopo esserci ben guardati a tempo debito di dare a chicchessia di "fascista del web", facciamoli un po' incazzare.
Iniziamo col dire che se Sparta (Piombino) piange, Atene (l'Elba) non sta a scompisciarsi, anzi. Così se tu hai a che fare con la proposta fessacchiotta di una sorta di manuale Cencelli applicato al rigaggio, qui il problema è la tipologia di chi partecipa al soccorso di chi ha vinto. Intanto tra coloro che già sgomitano per proporsi come autentici interpreti di scoglio dell'antropogrillismo universale, più che gente nuova, ne vedo parecchia lavata (malino) con perlana, poi noto la presenza di un buon numero di soggetti che, appunto Lucianino avrebbe classificato "leggermente a destra di Goebbels" e talaltri "leggermente a sinistra di Lin Biao".
Già perché quando sarà chiaro a tutti che razza di megaputtanata è il parlare della "fine delle ideologie", che come il pensiero si estingueranno con l'uomo (e non è poi detto), quando, come si dice qui, "si presenteranno al campo sportivo", e saranno chiamati a compiere delle scelte riguardanti la vita dei cittadini (ed il discorso vale per ogni livello decisionale) specie in nome e per conto di chi li ha votati, sarà problematico (ed a mio parere impossibile) conciliare le aspettative progressiste degli uni e conservatrici degli altri, la conflittualità interna li disintegrerà, a meno che ...
A meno che si demandi sistematicamente le decisioni al capo indiscusso, al baha u allah (all'illuminato da domineddio), al guru, ma a parte che i guru prima o poi sono mandati giustamente affanguru, cosa avrebbe a che spartire tutto ciò con la democrazia, per di più diretta?
Ti lascio Valeria e termino polemizzando (siamo un giornale dove per fortuna ciascuno la pensa diversamente e con la propria testa) con il Mitile Ignoto (al secolo Beppe Contin autore di acutissimi e divertenti corsivi) al quale sulla scorta di quanto sopra esposto segnalo che più che l'oligarchia mi pare che in mutande ci sia finita la democrazia, per un voto scappato di mano a chi si sarebbe accontentato di prendere molto meno, in modo che nessuno gli potesse far pesare l'obbligo di governare, in modo da potersene restare comodo ad impallinare gli altri, ma "troppa grazia sant'Antonio" così non è andata.
E speriamo di non restarci tutti, in mutande, che il rischio c'è.