Caro Direttore,
in questi giorni si parla molto di giovani che si organizzano per la difesa del pianeta e del futuro.
I giornalisti hanno il compito di raccontarli. Un compito non facile. Soprattutto quando a parlarne sono gli adulti. Ma in ogni caso si rischia di rappresentarli in modo incompleto o addirittura distorto.
Per i secondo anno consecutivo, è approdato sull'isola un giovane giornalista che insegna storia e filosofia nel liceo di Portoferraio. Si chiama Mauro Donateo. Ci siamo incontrati due settimane fa a Quercianella, ad un corso di formazione degli iscritti all'Ordine dei giornalisti.
Desidero segnalare un suo articolo (apparso su ucsi.it) sui rischi e le responsabilità dei giornalisti nel raccontare i giovani. Mi sembra interessante anche per le indicazioni che può fornire a chi usa i social e a chi si relaziona agli adolescenti e ai giovani.
Nunzio Marotti
Quando si parla dei giovani il rischio più grande è quello di cadere nel qualunquismo. Occorre fare attenzione, dunque, quando ci azzardiamo a giudicarli o a descriverli. Gli adolescenti, in particolare, sono un mondo affascinante, ma allo stesso tempo anche molto delicato, guai giocarsi la loro fiducia. Chi ha la fortuna di lavorarci quotidianamente sa benissimo che l’empatia è la porta fondamentale per entrare in relazione con loro. Questo richiede un enorme sforzo, sotto molteplici aspetti, da parte di chi sta “dall’altra parte”: serve pazienza (tanta e non basta mai...), calma, rispetto dei ruoli, e ovviamente anche tempo. La fiducia dei ragazzi non si conquista elargendo bei voti, ma garantendo loro credibilità e passione.
Spesso nel giornalismo si riscontrano difficoltà a raccontare i giovani poiché il nostro (dei giornalisti) è un mondo totalmente diverso, basato principalmente sulla rapidità (che a volte può comportare superficialità). Non è vero che gli adolescenti non si informano. Lo fanno soprattutto utilizzando la rete. Diventa dunque fondamentale il ruolo del giornalista sul web, perché è lui che deve garantire la credibilità della notizia. È lui che deve essere il faro nel mare di fake news che vengono condivise con troppa semplicità sui social. Ad esempio: raccontare e far circolare la notizia che a una manifestazione studentesca c’erano solo ragazzi che non avevano voglia di andare a scuola rischia di essere sbagliato e fuorviante. Un buon giornalista deve fare lo sforzo di dare spazio anche a quanti sono scesi in piazza con convinzione e consapevolezza, altrimenti si possono innescare sentimenti avversi al giornalismo. Può sembrare un’ovvietà, ma purtroppo non sempre è così... E questo spiega anche l’atteggiamento talvolta ostico, prevenuto, riguardo alla nostra categoria.
Infine, e non è affatto secondario, occorre che anche gli educatori/insegnanti accompagnino gli adolescenti a orientarsi nel mondo dell’informazione. Ricordo con piacere (e un po’di nostalgia) di quando ero studente e si leggeva il giornale (cartaceo) in classe. L’insegnante ci aiutava a capire i titoli, il taglio che dava una testata rispetto ad un’altra. Allo stesso tempo, non posso dimenticare le facce dei miei ragazzi quando abbiamo navigato online sui siti di alcuni quotidiani (anche famosi). Stesso stupore, stessa curiosità, ma strumenti differenti. Per loro era una cosa praticamente nuova confrontare la medesima notizia su più fonti e soprattutto espressamente giornalistiche. Le news, infatti, le reperivano principalmente sui social (soprattutto Facebook) senza controllare da dove venissero.
Mauro Donateo
da ucsi.it