Cari lettori, sto da tre ore davanti ad una pagina elettronica che non conto ormai più quante volte mi si è riempita rapidamente, furiosamente quasi, di caratteri, per poi tornare bianca. Questa è la volta buona.
Ho scritto e cancellato, a questo punto, migliaia e migliaia di parole che grondavano rabbia, schifo, indignazione, gli stessi sentimenti che in queste ultime ore – sono strasicuro – hanno scosso un numero spropositato di persone di sinistra come me, e che come me hanno preso atto in modo brutale, del fiume di liquame in cui nuota e sguazza una consistente parte dei massimi rappresentanti nelle istituzioni del Partito Democratico che magari (loro) hanno pure direttamente votato.
Il P.D. non è il mio partito, mi incazzo pure spesso con i suoi rappresentanti locali, ho fatto perfino quello che potevo perché non nascesse, considerandolo un matrimonio di interesse tra culture politiche troppo diverse, ma, tutto ciò premesso, il PD fa parte della mia famiglia politica, ci sono dentro tante persone di cui sono amico, è votato da milioni di persone solidali, oneste e per bene.
Per questo vedere la sua immagine distrutta da un ristretto clan di capobastone presuntuosi, arroganti, bugiardi e imbroglioni e ancor di più vedere che ciò si compie ad opera di ben 100 adepti di costoro, mi fa imbestialire, mi tocca direttamente.
Penso che quanto accaduto oggi a Roma, con l’impallinamento pomeridiano del candidato Prodi al quale tutti i grandi, si fa per dire, elettori, anche (definizione di Bersani) i “traditori” avevano assicurato sostegno, abbia enormemente rafforzato la destra più becera d’Italia ed indebolito tremendamente le forze del cambiamento. Temo che tutto ciò ricacci indietro di anni la sinistra.
Mi auguro una rapida “rottamazione” ma non quella “anagrafica” proposta dal sindaco fiorentino, una rottamazione etica, che pulisca il PD dai disonesti di qualsiasi età e dalle loro trame, dalle faide e dai personalismi che lo hanno condotto a sputtanarsi in questa orrida maniera.
E mi auguro che con un PD depurato da queste scorie si possa ragionare e lavorare per rafforzare la famiglia della sinistra, l’unica che “per contratto”, per definizione, deve stare dalla parte di chi ha di meno, dalla parte di coloro che più di altri stanno pagando la crisi.
Certo se questa rinascita facesse capo intanto dal portare al Quirinale Stefano Rodotà, come ormai pare chieda la stragrande maggioranza del “popolo” del PD, sarebbe un bel segnale, forse si determinerebbe pure il decesso sulle labbra delle grasse risate che si stanno facendo Berlusconi ed i suoi dipendenti.
Quando si scriverà la storia dell’ultimo secolo tra le cose per cui sarà ricordato Mao Tze Dong ci sarà la nota “Campagna dei cento fiori”, facciamo in modo che la storia liquidi questo 19 aprile italiano come il “Giorno dei 100 Stronzi”