“Il compito importante, è quello di far capire a tutti, e prima ancora a noi stessi, che la cultura dev’essere un’industria e deve dare da mangiare a tanta gente. Che l’ambiente è una risorsa e non va stuprato, che la memoria è tutt’altro che un peso, piuttosto un motore potentissimo. Che attraverso il cibo e il vino, i libri e il palcoscenico (di cui l’isola che non è un’isola, ma un’idea, è ricchissima) si trasmette la bellezza, e che avere la bellezza significa avere le carte per vincere qualsiasi partita. Tutti abbiamo l’obbligo di sostenere e proteggere questo luogo magico, costruendo una rete come quelle dei suoi pescatori e remando nella stessa direzione, come le sue barche. Per una volta dimenticando egoismi e limitati orizzonti controproducenti”. (Maurizio De Giovanni, Corriere della Sera)
“Perché scegliere una piccola isola come Procida come capitale italiana della cultura nel 2022? Procida è un’isola diversa. Diversa da Capri e da Ischia, come dalle altre parti di quei Campi Flegrei di cui è figlia, diversa da Napoli che l’ha cresciuta. Diversa pure dalle altre isole vulcaniche sparpagliate per il mondo. Diversa nella sua economia. Diversa negli abitanti, pescatori e agricoltori. Diversa, infine, nel glamour del suo recente passato cinematografico. Di cultura a Procida si vive da anni. A Procida (L’isola di Arturo di Elsa Morante, quella di Graziella per Alphonse de Lamartine), lo scorso ottobre è calato il sipario sull’estate con la Summer Scholl dedicata al «Mediterraneo dei romantici». Il tema era stato scelto per il ciclo di incontri di alta formazione universitaria organizzato da Luigi Mascilli Migliorini, trascinatore a Procida negli ultimi vent’anni di intellettuali come Maurice Aymard, Rossend Domenech e Giuseppe Galasso. (Roberto Coaloa, docente universitario, La Stampa)
“Il titolo di “capitale italiana della Cultura” esiste dal 2015 e punta ad attirare il turismo nella città vincitrice, grazie a eventi e manifestazioni che vengono programmati durante tutto l’anno.” (Il Post)
“I numeri riflettono la grande volontà di questo splendido gioiello del Tirreno: ben 44 progetti culturali che hanno coinvolto 240 artisti e l’esposizione di 40 opere originali, in un lungo ciclo di iniziative dalla durata di 330 giorni. Alcuni dei programmi più interessanti hanno ben presto attirato l’attenzione a livello nazionale, come ad esempio “Il canto delle sirene” – un concerto a cielo aperto che, nel Golfo di Napoli, ha visto decine di navi e aliscafi suonare contemporaneamente le sirene di bordo. Ma anche “Legami del mare”, una mostra collettiva che esprime la profonda unione tra uomo e mare sin dall’antichità.” (Si Viaggia).
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La notizia della scelta dell’isola di Procida come capitale italiana della cultura per il 2022 mi ha di riflesso ispirato la domanda: che cosa ha di meno l’isola d’Elba per non poter tentare prossime candidature a questo prestigioso titolo, che, per un anno intero, accende i riflettori sulla località scelta ed affida alla stessa un cospicuo appannaggio statale per sostenerne l’impatto?
Certo non la bellezza, concentrata in Procida in soli 4,26(!) chilometri quadrati di territorio, generosamente sparsa, all’Elba, per ben 223 chilometri quadrati: mare stupendo, coste frastagliate, o alte a precipizio o sabbiose, dolci o aspri declivi collinari, vera montagna, sparsi pianori e paesi di costa e d’altura, che raccontano da soli il proprio passato.
E sicuramente non difettiamo di memorie storiche, ricchissime, come sappiamo: dalle etrusche alle romane, con la stupenda Villa delle Grotte; dalle medievali, con il castello del Volterraio e le chiese romaniche risorte, come Santo Stefano alle Trane, alle rinascimentali, con le imponenti Fortezze Medicee e la città stessa di Portoferraio, fino alle Ville Napoleoniche, le più visitate in Toscana dopo gli Uffizi.
Dunque come paesaggio naturale, umano e storico avremmo le carte in regola. E anche per la cultura, che potrebbe fare dell’Isola un vero Parco Letterario (così, ad esempio, nelle Cinque Terre) come tante volte si è ipotizzato lasciando poi cadere il progetto: non hanno forse tratto ispirazione dal nostro Scoglio scrittori come Raffaello Brignetti, Carlo Laurenzi o Oreste del Buono, tanto per citarne solo alcuni? E gli artisti dove li mettiamo? Italo Bolano, Giuseppe Mazzei, Giancarlo Castelvecchi, Llewelyn Lloyd, Telemaco Signorini non hanno forse trasferito sulla tela le linee sinuose e colorate del nostro paesaggio o modellato sculture ispirate ad esso e alla sua storia?
Quindi, anche sotto questo profilo, l’Isola sarebbe a posto.
Che cosa ci manca allora per poter vagheggiare una candidatura come quella ottenuta dall’isola di Procida?
Anzitutto l’unità: l’Elba dovrebbe costituire una sola comunità, presentarsi come un “unicum”, non come un territorio disunito, costituito da sette microscopiche patrie, che conservano talora un retaggio di campanilismo difficilmente giustificabile ai nostri tempi. L’unità ci darebbe forza in ogni settore e sarebbe imprescindibile per l’obiettivo di cui si sta parlando.
Poi occorrerebbero programmazioni culturali, non solo stagionali, prestigiose, che valorizzassero il nostro passato e l’attuale, pur difficile, presente. Con la convinzione, da parte di tutti, che “la cultura non isola”, come recita lo slogan scelto da Procida per presentarsi al mondo, bensì costituisce un ponte immaginario ma non per questo meno solido per legarci alla contemporaneità. E che anzi è proprio con la cultura – e quindi con il sostegno a scavi archeologici, associazioni che tutelano i beni ambientali e culturali – che si costruisce il benessere economico di un territorio.
Ma per tutto questo, occorre avere più fiducia in noi stessi e nelle nostre potenzialità, impegnandoci, ciascuno nel proprio ambito, per il decollo di un progetto di sviluppo ecosostenibile, che protegga ed esalti le risorse letterarie, artistiche e storiche della nostra Isola.
Soltanto così, negli anni a venire, potremo sognare un’Isola d’Elba capitale della cultura italiana.
Maria Gisella Catuogno