Moltissimi anni fa tra i brutti arredi e le poco luminose stanze del PCI ferajese si tenne la riunione “ristretta” di un organismo dirigente del quale facevo parte.
I convenuti si incontrarono con una “autorità continentale” del Partito e la discussione verteva su un grande intervento urbanistico in un comune isolano nel quale all’epoca (come un po’ ovunque) eravamo all’opposizione.
Dopo aver fatto un cappello che sembrava un sombrero il padreterno “sdraiò le carte”: avevamo bisogno (come partito) di tenere buoni rapporti con i soggetti che stavano dietro quell’operazione, non si trattava di approvarla, ma di essere “un po’ più morbidi” (così disse) nel contrastarla.
Dopo un silenzio che mi parve interminabile Plinio, che era uno dei più anziani tra i presenti (allora a 50 anni lo si era, anziani), pronunciò solo una frase che mi resta scolpita in testa:“Non voglio ascoltare più, in questa stanza, una parola che non so se potrei ridirla fuori” Si alzò e uscì, e io che ero il più giovane della partita gli andai dietro, zitto come un topo, ma con le budella attorcigliate.
Finì che, almeno a quanto mi risulta, “lo sconto” richiesto non fu concesso, l’operazione speculativa fu debitamente (quanto inutilmente) contrastata, e finì che di quella faccenda ne riparlai, “testa a testa”, solo con Plinio e solo una mattina di molti anni dopo, nell’era craxiana, mentre rientravamo in auto in ufficio.
Sulle prime lui fece finta di non capire, di non ricordare bene, poi evidentemente non ce la faceva a reggere la parte e mi disse: “Deh .. ti guardavo, avevi un muso incazzato che pensai: ora s’alza e gli rincappella la scrivania in capo – e, continuando a guardare la strada e guidare, sorrise sornione ed aggiunse – io forse t'avrei aguantato, ma avresti fatto anche bene!”
Mi sorprese sulle prime parecchio quell’affermazione, perché veniva proprio da lui, quello moderatissimo, con cui la mia tendenza ad essere radicale si era scozzata un mare di volte, poi ripensandoci capii cosa voleva dire veramente.
Capii che per Plinio, magari in forma diversa da ribaltare un tavolo, dare comunque un taglio netto ad un discorso (quello che i più antichi ferajesi definivano “da’ un calcio al lume”), rimandando al mittente una proposta di compromesso deteriore, era una manifestazione di politica “alta” né più né meno come mediare tra valori diversi, cioè fare gli onesti compromessi che della politica sono il sale.
Avevo cominciato a scrivere questo pezzo, a raccontare una piccola storia un po’ edificante ed un po’ no, qualche settimana fa, spinto dalla scomparsa di Plinio e dall’essere rimasto probabilmente ormai l’ultimo, a poterne ricordare lucidamente i particolari, poi avevo deciso di “tenermela”, ripromettendomi magari di inviarla in privato a Cosetta che (chi di gallina nasce ‘n tera ruspa) stimo quanto suo padre Plinio.
Gli eventi degli ultimi giorni, mi hanno fatto cambiare idea, e quindi proseguo affermando che quella vicenda per me è anche una sorta di nostalgico “come eravamo”, che mi viene in mente ogni volta che sento usare il termine “comunisti”, come offesa, da chi ha infangato l’immagine e l’onore di questo paese, da nanerottoli morali che valuto “minus quam merdam” e che hanno lasciato (arricchendosi) l'Italia “in maniche di mutande”.
E mi è tornata a mente ogni volta che ho visto quel partito (in loco come in alto) in squallida involuzione, triturare le sue migliori teste, marginalizzare il pensiero critico, e contemporaneamente aprire autostrade a replicanti yes man, a cinici “capataz” boccaloni privi di tensione ideale, di scienza e conoscenza, ad ossequiose mezze seghe, a cultori del compromesso della valuta più che tra i valori; fino a comporre quello che a mia opinione niente altro è che un “troiaio politico” che prima si dissolve e viene rifatto di sana pianta, meglio è, per il bene della nazione in generale e della sinistra in particolare.
Un partito serio, concreto, leale, onesto, conseguente, tollerante e di sinistra, un partito “normale” ad immagine di Plinio e (ne sono convinto) di migliaia e migliaia di persone pulite come lui che ci sono state e ci sono in questo paese, ci avrebbe risparmiato di veder volare gli stracci in Parlamento, avrebbe sicuramente tagliato l’erba sotto i piedi alla derive più grille e più grulle di canalizzazione della domanda di giustizia e di solidarietà, e, per tornare dalle stelle alle stalle, avrebbe risparmiato, ne sono certo, al centrosinistra portoferraiese, (che ormai appare come un pugile suonato dai cazzotti che si tira da solo, in balia di un avversario paradossalmente inesistente) l’umiliazione di un fresco ex-segretario al fresco.
In altri più seri e selettivi tempi, simili personaggi, probabilmente, neppure la porta della Sezione avrebbero varcato.
Ma la storia non ammette “se”, e c’è solo, ancora una volta, da rimboccarsi le maniche, magari tenendo conto che la storia della politica si nutre di "nuovo", ma che essere solo "nuovi" non basta, e non mancano delle novità che si rivelano delle autentiche schifezze.