Cari lettori
Non sappiamo quanti di voi quanti di voi riconosceranno immediatamente il luogo riprodotto nella foto qui a sinistra, l’ubicazione di quello che pare un ameno laghetto.
Togliamo immediatamente dall’imbarazzo chi non lo ha scoperto: l’immagine è stata scattata agli inizi del 2003 a Procchio, e peccato che non si legga la scritta di quel cartello che si intravede sulla riva di quello che ribattezzammo il “Lago Papera” e che era “VENDESI”
Vendesi cosa? Quelli che dovevano essere i futuri appartamenti colà realizzati, nell’erigendo complesso architettonico, che non fu terminato, e le cui vicende costituirono uno dei passaggi nodali della stagione di “elbopoli”.
Sì cari lettori, quell’invaso capace di contenere migliaia di tonnellate di acqua altro non era che il risultato dello sbancamento necessario a gettare le fondazioni dell’Ecomostro.
Orbene: ancor prima che si scoprisse il giro che c’era intorno di abusi, corruzioni, tangenti, peculati ed altre schifezze, peraltro già sanzionate con pesanti condanne, ci fu chi protestò decisamente contro quella cementificazione scellerata di una valle, sostenendo (toh!) che quel “tappo” (insieme alle “opere” realizzate a valle della provinciale) in caso di un evento alluvionale avrebbe determinato un immane casino. Lo affermò Legambiente, lo affermò una giornalista del Tirreno che non temeva i potenti e i prepotenti come era Luana Rovini, lo si trovò scritto e pure a più riprese su questa testata.
Ma gli uomini di poca scienza e di cuore cattivo spesso riescono a progredire nelle malefatte e così fu, fino alla mazzata giudiziaria, fin quando la fettuccia bianca e rossa stesa dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato non cinse completamente quell’area piena di schifezze materiali e morali.
Scopriamo (o meglio abbiamo la conferma) oggi che presto inizieranno i lavori per cancellare l’ecomostro e per ricostruire un reticolo in cui scorrano le acque meteoriche il più possibile vicino a quello che madre natura (che come ingegnere idraulico ci capisce) aveva in precedenza disegnato.
Ma scopriamo anche che tutto ciò graverà sul bilancio regionale per una sciocchezza come 5 milioni di euro, a cui si dovranno sommare spese dirette o indirette che altri soggetti pubblici dovranno sostenere.
Così mentre ci riempie di soddisfazione sapere che, finalmente, si va a compiere un intervento di corretto ripristino ambientale siamo pure in preda ad un vorticosissimo giramento di coglioni perché lor signori (imprenditori, tecnici, amministratori) fecero i guasti e a pagare saremo ancora una volta “noios” come diceva Totò.
Ci piacerebbe infinitamente vivere in un paese normale dove:
a) Si rispettano le leggi, si agisce con buonsenso, si rispetta la natura e non si fanno schifezze come quelle procchiesche di che trattasi;
b) Nel caso che qualcuno non si adegui ai dettami del punto a) tocchi a lui riparare ai danni che ha provocato alla comunità, sia lui a cacciare fino all’ultimo centesimo necessario.
Chissà se riusciremo a vederlo, o quanto meno se riusciranno a vederlo i nostri figli e nipoti, quel paese normale.