Caro Signore
A parte l’età quasi veneranda e quasi identica (Lei è nato una decina di giorni dopo) le cose che ci accomunano sono proprio poche, a cominciare dal censo:
Lei è un ricchissimo multiproprietario io mi sono fatto la casa in cooperativa e mi costa fatica mantenerla;
Lei è una celebrità sovrannazionale che va a pranzo dall’ambasciatore USA (chissà poi perché sta così simpatico agli americani), a me, che continuo a definirmi comunista, probabilmente non darebbero neppure il visto per gli States, e la mia “fama” (si fa per dire), non ha mai superato gli angusti confini insulari;
Lei ha avuto una sfolgorante carriera nel mondo dello spettacolo io ho speso la vita a fare l’operaio, poi l’onesto travet, infine il giornalista di terza fila.
Diversi i nostri stili di vita, ovviamente, io non ho collezionato Ferrari, Porsche e SUV ma un’ininterrotta serie di usati e amati auto-catorci;
Lei è un VIP che faceva l’ospite d’onore profumatamente pagato alle megafeste balenottere, io, un orgogliosamente NIP non invitato a quelle feste, ed onorato di essere stato invece invitato da armatori e dintorni oltre che da altri potenti e potentucoli della “sua” casta a difendermi (sempre con successo) in altre sedi assai meno festevoli.
Diverso anche il nostro approccio all’informatica ed alla rete, quando Lei distruggeva i computer fonti di ogni disumanizzante controllo e male, insieme ad un pugno di altri illusi ripetevo che il futuro dell’informazione era sul web e che siccome l’informazione è il primo scalino della democrazia le potenzialità democratiche della rete erano enormi.
Dopo un po’ se ne è accorto anche Lei, anche se se ne è accorto troppo, dichiarando di fatto quello strumento unico luogo di esercizio della sua (caricaturale) democrazia, quello che ha determinato l’elezione in parlamento di persone sulla cui qualità non discuto, e non mi metto a sindacare, ma che certo sono state “scelte” mediamente da un numero di elettori inferiori a quelli che abitano nel mio condominio.
Alla stessa maniera dopo un bel po’ che nel mondo si facevano strada le idee dell’ambientalismo anche Lei è approdato (con qualche caduta di stile come vedremo dopo) ad una visione ecologista.
Diverso è il nostro rapporto con il denaro: di Lei che è pieno di soldi fino agli occhi è nota la proverbiale taccagneria, io vivo modestamente ma do anche l’ultimo euro che ho in tasca ad un amico che ne ha bisogno.
Badi bene io non mi sogno di contestare molti degli obiettivi che Lei afferma di perseguire, e spesso su temi concreti mi capita di discutere con dei suoi "adepti", trovandomi anche in sintonia; quello che mi fa, creda, un po’ di repulsione, è la strada politica che indica e che spaccia come nuova, e che mi pare invece un datatissimo mix, di peronismo e leninismo (sostanzialmente: io sono il capo eletto col tuo consenso, o solo perché tale mi sono dichiarato, tu ti adegui pure se non sei d’accordo o ti togli dalle palle) che sono tombe della democrazia vera e partecipata. Credo che fortunato sia quel popolo che non ha bisogno di “grandi fratelli”.
Qualcuno cerca di sminuirla per la sua professione di comico facendo un errore, la vena comica, il paradosso possono essere veicoli di idee ed anche di idee politiche, da Petrolini a Dario Fo (ciao Franca), da Roberto Benigni a Paolo Rossi, da Massimo Troisi a Franca Valeri, da Vauro a Paolo Poli, Lella Costa, Gigi Proietti, Antonio Albanese, Andrea Pazienza, Enzo Jannacci, Corrado Guzzanti & Sisters (dimenticandosene una lunga serie di altri), in molti hanno fatto con diversa levità, ridere o sorridere il nostro popolo, parlando contemporaneamente alla sua testa.
Il problema, è che lei si segnala per la sua tendenza a parlare alle viscere del popolo, organi che notoriamente processano materiale diverso rispetto alle idee, sta qui la differenza tra Lei e gli altri che per quanto molto di Lei più artisticamente talentuosi e mediamente molto di Lei più colti, si sono limitati alla importantissima funzione del “castigat ridendo mores” senza credere che un teatro o diversa platea mediatica osannante, li autorizzassero a deliri di onnipotenza politica.
Sono uno di quegli italiani che, non apprezzando il suo stile (ovvero la sua totale mancanza di senso della misura), e rigorosamente non votandola, ha cercato di capire non tanto le sue ragioni, quanto le ragioni di chi votava per Lei, cercando pure di stabilirci un dialogo.
Veda signore, pure se a Lei giustamente niente gliene cale, la mia vita si è informata più che ad epocali testi filosofici, ai versi di una “canzonetta”, intitolata “Libera nos Domine”, di Francesco Guccini che è però un manifesto di tolleranza che mi auguro trovi spazio, prima o poi in qualche libro (magari elettronico) scolastico. In un passaggio di quella canzone Guccini chiede ad un Signore (S maiuscola, peraltro non creduto), di liberarci: “ .. dai manichei che ti urlano: o con noi o traditore! …” Capirà quindi la mia naturale avversione verso tutti i Messia intolleranti Lei ben compreso.
Ma il motivo per il quale Le scrivo una lettera che non leggerà è un altro, il fatto è che Lei ultimamente e per la prima volta mi ha fatto veramente girare i coglioni (scusi, diciamo inquietare molto) ed anzi mi è venuta per la prima volta voglia di appellarla “inverecondo buffone”.
Mi è accaduto leggendo le sue ignobili sprezzanti parole sull’”ottuagenario miracolato” Professor Stefano Rodotà.
Veda Signore non so se nel luglio dell’anno di grazia 2028 (non è che manchi moltissimo) si saranno avverate le cervellotiche profezie del suo guru longocrinuto, ma una cosa è certa, ed è che tanto io quanto lei: atteso che le nostre coronarie abbiano resistito alle incazzature (vere mie e di scena sue), diventeremo entrambi degli ottuagenari.
Bene, indipendentemente dai nostri destini spero che nessun torzolo le si rivolga e mi si rivolga, con la volgarità, l’impudenza e l’irriconoscenza, la maleducazione che lei ha riservato al suo (e mio) candidato alla Presidenza della Repubblica Stefano Rodotà, un grande italiano che ha servito questo Paese e gli è stato enormemente più utile di un signore che (forse) per passare alla storia, potrà puntare a contendere a Gilberto Govi e Maurizio Crozza la palma di comico genovese più noto del secolo ventesimo.
sergio rossi
PS
La lascio a proposito di comici liguri (ed a proposito di coerenza) con delle foto ed un testo, pubblicati su questo giornale il 7 Luglio 2003 (quand’ella già faceva teatrali crociate sui consumi energetici e si preparava a “scendere in campo”).
Da notare che il fotografo-corrispondente, che personalmente per stile di vita e coerenza stimo “più realista del re” ovvero molto più “grillesco” di lei, dopo 10 anni magnanimamente le ha dato pure il voto:
Elbareport 7 Luglio 2003
Fotonotizia: Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare
Vi ricordate questo inverno le esternazioni di Beppe Grillo davanti ai cancelli della Fiat a Torino?
Guardate un po' con che "bestia" si è presentato stamani in porto a Porto Azzurro per fare rifornimento di carburante. Insieme a lui Maurizio Crozza quello delle parodie a Sacchi, Pavarotti, Cosmi ecc. Dimenticavo, a proposito di inquinamento e spreco di energie non rinnovabili, per fare il pieno ci sono voluti circa 45 minuti...
Attilio Gavassa