In cima ad ogni vetta si è sull’orlo dell’abisso diceva il signor Stanislaw Lec che della faccenda sembra se ne intendesse avendo, en passant, conosciuto quello dei campi di concentramento nazisti.
Certe volte basta un nulla, una frasetta significativa per far riflettere lo scalatore della montagna. Vorrei suggerirla ad un ex comico genovese (e a qualche suo zelante supporter locale), che ho apprezzato nella sua stagione migliore, in quanto capace di produrre una profonda rottura degli equilibri creati dalla peggiore classe dirigente che il nostro paese è riuscito a partorire fra il vecchio secolo e il nuovo.
A meno che nell’abisso non sia già scivolato.
Qualche avvisaglia c’è, nel senso che la brillante ironia mischiata alle invettive fantasiose con le quali ha, dal nulla, costruito un movimento dalle enormi, tutte da verificare, possibilità si è rapidamente mutata in livore e paranoia come se nella vetta fosse convinto di poterci stare da solo o, bontà sua, circondato soltanto da pochi, subalterni, amici.
Ebbene, sempre il signor Lec ha scritto: “la Rivoluzione Francese ha dimostrato che restano sconfitti coloro che perdono la testa”.
L’abisso, cari amici, non offre possibilità di risalita.
il mitile noto