Caro Re Leone (sembri quello, nella vignetta!!!), premetto che sono orgogliosissima di essere vice sindaco della nostra bella città, un'esperienza ricca di incontri, decisioni, servizi, opere e tante cose fatte nonostante i tagli e le razionalizzazioni (non scrivo i termini inglesi perchè potrebbero venirti le convulsioni dalle risate!).
Sottolineo che si governa in una situazione non solo difficile nel contesto nazionale e oltre, cui si aggiungono i nostri dirigenti primiuomini che è sempre più difficile (non impossibile!) imbrigliare visto che molto potere gli viene dalle norme, ma anche in un quadro politico un po'......deficitario, di crisi dei partiti come forze aggregative di idee, di allontanamento dalla politica "normale" non urlata, quella che si confronta con le difficoltà della gente e che deve fare sempre più sforzi di fantasia per riuscire a dare qualche risposta.
Chi governa è normale che parta sempre da una posizione di difesa delle scelte e delle decisioni, ma se mi guardo indietro e faccio una riflessione seria, vedo che abbiamo lavorato tanto e tanti risultati li lasciamo alla nostra città, abbiamo anche sbagliato....ma fa parte del lavoro. sono curiosa di conoscere la tua idea.....
con affetto Cosetta
Caro Sergio, pur sapendo che ci sono poche cose più difficili del chiederti di tacere (tra queste, riportare la legalità nella gestione interna del Comune di Portoferraio, far dire la verità a Peria sul rapporto coi dirigenti, far scomparire le meduse dal mare delle Ghiaie, etc.etc.) ti pregherei di ricordarti che la prima idea è quella che sicuramente risulterà scartata. Secondo una "vecchia" regola della politica. Cioè della "Politica" con la "P" maiuscola. E siccome di idee se ne vedono e se ne sentono poche, non ne bruciamo. Piuttosto ci sarebbe da approfondire l'analisi del perché in questi anni i portoferraiesi hanno di fatto accettato in silenzio tutto quanto è accaduto. Non ci sono precedenti storici, a mia memoria. Riflettiamoci.
Con stima Daniele Palmieri
Cari lettori
Chi non ha pazienza è opportuno cambi canale; anche se ragionando di politica, i pericoli dell’ammorbante pippettone e della solipsistica sega sono sempre in agguato, le vicende complesse non si possono liquidare a colpi di semplificazioni, generalizzazioni, slogan e vaffanculo.
E faccio capo in questo personalissimo (quindi più che opinabile) ragionare in pubblico, da due post giuntimi da persone che, rispetto l’attuale amministrazione portoferraiese, stanno in campi avversi, ma che condividono il campo della mia (per quel che conta) altissima considerazione, come Cosetta Pellegrini e Daniele Palmieri.
Eh no Cosetta, la caricatura, dovuta alla matita di Isabella Zaccagnini (figlia di tanto Cagni), non mi mescola con il Re Leone, ma con Skar dipinto dalla leonina storia come un pessimo soggetto, e la cosa mi garba non poco, visto che i vincitori per destino o professione mi stanno sullo stomaco e la “cattiveria” (a 360 gradi), intesa come l’analisi critica, in primis di chi ti sta più vicino, la considero una virtù per chi si ritrova a raccontare (anche in provincia) la politica che, passando a Daniele, o ha la “P” maiuscola o è cosa completamente diversa.
Ma se, Daniele, la politica degna di essere vissuta non può prescindere dalla spietata valutazione dei fallimenti, non la si può trasformare in una eterna resa dei conti, per non cadere in “gamberitudine”, tanto quanto indulgendo troppo su ciò che di buono si è fatto, Cosetta, si potrebbe finire ad affermare ad esempio che la Gattaia è un bell’oggettino, che la politica urbanistica dell’ultimo ventennio a Portoferraio è stata avveduta e progressista e che Cristo è morto dal sonno.
Allora, dato per scontato che siccome tutti siamo, in quanto umani, un po’ ganzi e un po’ stronzi, cerchiamo di rovesciare il ragionamento e partiamo da bisogni e potenzialità, visto che siamo al punto e a capo, sia per lo scadere dei mandati sia perché l’alleanza primigenia (involutasi negativamente, a mio parere, nel tempo) del centrosinistra, che continua ad essere l’area alla quale mi riferisco, la costruimmo in un tempo infinitamente lontano, dieci anni fa, un’era geologica politicamente parlando.
La mia elementare “mezza idea” per Portoferraio è che la prima cosa di cui c’è bisogno, come dicevano gli antichi giocatori di biliardo, è “calma e gesso”, unite ad una buona dose di diffusa umiltà, quella necessaria a capire che il tiro da eseguire è complesso, difficile, e le probabilità di steccarlo, di sbagliarlo sono alte.
Partiamo dalle scomodità:
- è scomodo per i partiti ammettere che non sono più di fatto rappresentativi come un tempo, e che non riescono (a Portoferraio come altrove) ad assolvere al ruolo costituzionale di soggetti organizzatori del consenso democratico intorno ad idee di governo,
- è scomodo per i “comitati” formatisi in questi anni rendersi conto che una protesta, anche contro la più nefanda ingiustizia consumata dal potere locale o centrale, non è in sé idea di governo, non fosse altro perché le diverse aspirazioni dei cittadini devono comunque trovare una composizione. Chiedersi se è più importante la sanità o l’istruzione, la salvaguardia ambientale o l’economia equivale a chiedersi se è più dolce lo zucchero o più salato il mare, è un non-sense politico.
- ed è anche scomodo per chi pensava che la somma delle proteste potesse trasformarsi, per incantamento, in soggetto politico dichiarandosi unica “alternativa”, ammettere (vedasi la “musata” del M5S alle ultime amministrative) e capire che come cantava anni fa Claudio Lolli “l’alternativa è organizzazione”
è scomodo ma pure incontestabile ed allora:
- se i “partiti” dell’area progressista sono (tutti, grillini compresi) dei clubbini più o meno oligarchici, più o meno democratici,
- se è ugualmente incontestabile che con un megafono o uno striscione si può mandare affanculo Berlusconi o Enrico Rossi (che non sono la stessa cosa neanche per idea, chi lo afferma è da T.S.O.), ma non si scrive un bilancio.....
C’è bisogno di creare uno strumento di dialogo vero tra le diverse anime ferajesi, dovunque esse si collochino, purché volte veramente al progresso, veramente sensibili al sociale. Un soggetto dove non si pratichi l’idiozia del getto del bambino con l’acqua sporca, l’ottusità manichea del “o con me o contro di me”, dove ci si sappia confrontare senza ridicole pretese di egemonia da parte di chicchessia.
Sto qui a proporre la creazione dell’ennesimo comitato? NO di comitati e di “comites” ce ne sono così tanti che il termine inflazionato ha finito per risultare banale e svuotato .
Quello di cui c’è bisogno è una nuova ALLEANZA, un patto tra i cittadini (organizzati o meno) di buona ed onesta volontà, senza interessi nascosti, senza ingiustificabili ambizioni personali
Per quanto mi riguarda e per il poco che posso contare, non sono disposto a votare né per un programma, né per un sindaco definiti e decisi nei clubbini, che non siano il prodotto di un ampio democratico, aperto e pubblico confronto con i cittadini.
Se si manifesterà una simile volontà, costruita la “camicia democratica”, si potra iniziare a parlare di programmi e di loro interpreti. Ma questa sarà la prossima storia …