Orbene, il nostro lettore medio apre queste pagine elettroniche per essere informato, per ricavarne notizie, e quindi privilegia la cronaca, poi in ordine il "costume" ed una quaterna di argomenti in cui stanno cultura, ambiente, spettacolo e sport. Poco sotto, ma siamo già scesi parecchio, stanno (statistiche dei click alla mano), le nuove di "politica e istituzioni" che ancora reggono quando si ragiona di vicende rilevanti, ma precipitano sui comunicati di partiti, comitati e simili e normalmente rovinano nelle querelle politiche, talvolta originate da pinzillacchere, che vedono i protagonisti dichiarare, replicare, controreplicare, riprecisare etc.
Ordunque stimati nostri, voi che potete tranquillamente saltare la lettura di un pezzo il cui titolo non v'intriga, provate ad immaginare l'immane rottura di coglioni che può provocare ad un cristiano, la complessiva lettura quotidiana (neppure distratta perché la querela sta sempre in agguato) protratta per decenni, della gigantesca mole di pippettoni indigesti, menate segaiole e tiramenti autoincensatori, prodotta dalla politica (vecchia, nuova e lavata con perlana).
Certe volte però per avventura, facendo questo pallosissimo lavoro redazionale, ci si imbatte anche in alcune autentiche perle, in sprazzi di comicità involontaria, che per un po' risollevano l'animo. E' capitato anche oggi.
Melfi è una bella città della Basilicata - ("che c'entra?" direte, calma che ci arriviamo) - nota ai più per il limitrofo stabilimento Fiat, ma a noi cara per frequentazioni giovanili. La civile Melfi, che ha peraltro dato i natali a due amici come il Geometra Amorosi ed il Geometra Baldinetti tra di noi elbanesi approdati, è città dall'antica storia, anche se si discute della origine greca o romana, ma di certo non vi albergò mai un proverbiale oracolo. Eppure in una prosa inviataci un interlocutore diceva di sé medesimo di non essere "l'Oracolo di Melfi".
Vero è che dopo poco ci giungeva dall'autore di tanto scritto, la precisazione che riportava l'oracolo nella giusta sede geografica di Delfi, ma sorgeva in redazione una discussione su come la divertente topica si fosse determinata: noi sostenevamo l'ipotesi di un "lapsus calami" (anzi "digiti") un banale errore di battitura: "Voleva scrivere D - sostenevamo - è gli è venuta fuori una M" "Ma che "lapsus digiti"! - contestava il solito maligno - il "digitus" dal D alla M si doveva spostare cinque tasti a destra e una riga sotto, è ma un bel "lapsus fabatae"".
Consoliamo comunque l'errante comunicatore, si vede che quel maledetto oracolo induce allo sfondone, anni fa infatti sentimmo un nostro dirigente, assai incline allo sparo della cazzata (lo stesso che affermava che non si fanno le nozze coi funghi secchi, e che se non era zuppa era can bagnato), dirla pure peggio, ancora più a mentula di veltro, sostenendo che una certa cosa non l'avrebbe prevista neanche "l'Oracolo dei Guelfi", e, quando gli chiedemmo: "Ma c'era anche l'oracolo dei Ghibellini?" rispose "Boh! e che cazzo ne so?"