Tra i molti spunti di riflessione di una settimana elbana percorsa da polemiche vecchie e nuove, ce n’è uno che ci ruggisce dentro, dettato dalla protesta dell’ENPA sulle condizioni degli animali costretti ad esibirsi sulle piste di un circo che ha piantato il suo tendone sulla spianata di San Giovanni, fronte mare.
Non entriamo nel merito di quanto gli animalisti contestano (la sufficienza o meno dell’approvvigionamento idrico di quelle povere bestie) sperando (senza farci eccessive illusioni però) che chi di competenza operi i necessari controlli ed eventualmente provveda ad alleviare eventuali stati di sofferenza. Proponiamo un’altra osservazione, o meglio un quesito:
“Come è mai possibile che (imitando altri comuni più “civili”) il comune di Portoferraio (retto peraltro da una giunta che vede impegnata anche SEL, per definizione una forza sensibile ai temi dell’ambiente e della qualità dell’esistenza dei viventi umani o meno), non si sia ancora dotata di uno straccio di regolamento che VIETI la concessione di spazi pubblici ad attività spettacolari nelle quali le bestie detenute siano costrette contro la loro natura a compiere assurdi esercizi per il sollazzo del pubblico bipede?
Si rendono conto lorsignori di quanto ad esempio risulti diseducativo per un bambino la visione di un felino o un altro selvatico imprigionato, privato di ogni dignità, forzato a recitare la parte del “pagliaccio feroce”?
La sensibilità delle persone è per fortuna mutata, fare della sofferenza animale spettacolo poteva essere eticamente accettabile nella Roma imperiale, non qui ed oggi.
Per quanto mediata, la logica è sempre quella di spettacolarizzare la violenza esercitata dall’uomo su altre specie. Ed è inaccettabile.
Nello stesso solco non può che far rabbrividire il venire a conoscenza di una vicenda come quella del sedicente Centro di Recupero per Animali Selvatici, che, vantando addirittura il patrocinio del WWF e del Corpo Forestale dello Stato, con il paravento di un opera meritoria serviva (secondo gli inquirenti) a coprire usi impropri del territorio come abusi edilizi. Il WWF si è smarcato il CFS se ha apposto i sigilli pure (ma sarebbe gradita anche una precisazione del rapporto di questi signori con i soggetti pubblici).
Ed inaccettabile è pure che si lasci a marcire un cetaceo di grandi dimensioni per 10 giorni su
una spiaggia e che lo si tolga solo dopo che i giornali (per primo questo) Legambiente e cittadini vari hanno subissato di segnalazioni il comune, il quale giustifica con una lettera da affidare al museo del ridicolo, i suoi ritardi a base “cartografica”.
Ancora incertezze cartografiche l’altro paravento per non restituire la Cala dei Frati ai cittadini (per una volta tanto ragioniamo di diritti violati di animali bagnanti a due zampe)
Ci sarebbe da osservare, tornando ancora alle recenti cronache che, visto la sensibilità mediamente appalesata dai nostri (si fa per dire) amministratori, che l’attacco vendicativo delle meduse sia da considerare come una (moderata) risposta della natura alla immane quantità di indebite rotture di coglioni e disprezzo che le elargiamo.