Quando a Portoferraio c'era ancora un residuo di industria, in uno stabilimento lavorava il De Palma, un operaio "con le mani d'oro" capaci di di aggiustare qualsiasi cosa e con la "testa fine" che gli consentiva ti trovare soluzioni al più complicato problema meccanico.
Come aiutante, al De Palma, avevano destinato Enrico, un soggetto volenteroso ma un po' tontolone, che provava a rendersi utile di fronte alle difficoltà, suggerendo al suo "capo" delle soluzioni accroccate che questi invariabilmente accoglieva scuotendo la testa e commentando: "Ah Enrico, Enrico, bisogna insegnatti tutto!" facendogli vedere come si sarebbe dovuto "invece" procedere.
Ma un giorno accadde che al "maestro" fu commissionato di costruire un meccanismo di fronte al quale l'artista andò in temporanea crisi, restando a lungo a guardare gli "schizzi" che aveva tracciato su un pezzo di carta. Anche in quel caso Enrico intervenne: "...ma se invece si salda qui, e qui nel perno ci si fa un buco, e ci s'infila una coppiglia che fa da fermo?".
L'interlocutore, stava già per partire con la sua solita bonaria reprimenda quando, sobbalzando, si accorse che la soluzione proposta era proprio quella giusta. Allora, dando una pacca sulla spalla al suo "secondo" gli disse "Bravo .. e così potranno dire che una volta Enrico insegnò al De Palma!".
L'altra sera ero a San Piero (paese a cui sono molto legato e dove ho moltissimi amici), l'occasione era quella di visitare l'ultima mostra fotografica di Alex Beneforti (chiude il 16 non ve la perdete): l'ennesimo colpo di genio del "Cicino" fotografo-modello-musico che si è ritratto in stile beffardo accanto alle decine cataste di "rifiuti" che punteggiano l'Elba, simulandone l'uso: ora sdraiato su un sofà, ora davanti ad un radiatore, ora facendo il bucato in lavatrice ora guardando lo schermo di una tv, oggetti forse "anziani", ma in molti casi destinati ad una prematura morte dalla cultura sciupona e consumistica di una società che non sa più riparare, aggiustare, riciclare, sistemare, riadattare un cazzo, e nell'ansia del nuovo fa diventare deturpanti scorie le ricchezze. ma, dopo aver passato in rassegna quell'interessante carrellata "ecologica" sulla sciocchezza umana ospitata al primo piano del ristrutturato edificio delle Scuole Elementari, ho colto l'occasione per visitare il museo gemmologico e mineralogico che si trova al piano superiore e lì ci sono rimasto di sasso tra i sassi.
Anche i meno attenti tra i miei ventidue lettori sanno quanta poca simpatia ho storicamento nutrito verso le diverse compagini amministrative succedutesi a Campo nell'Elba, che spesso per me hanno rappresentato (e continuano a rappresentare) il paradigma dell'uso più rapinoso, consumistico e scervellato del territorio, in un comune devastato dal cemento e dall'asfalto stesi dall'avidità dei facili guadagni, massacrato dalle bombe d'acqua, rese perfino assassine dalla devastazione territoriale, dall'impermeabilizzazione dei suoli, dall'abbandono dell'agricoltura e dagli spappolamenti degli originali sistemi di equilibrio idrogeologico. Campo che è sempre stata all'avanguardia nelle lotte di retroguardia politica e culturale, Campo che veleggia verso l'anonimato urbanistico da interland padano, Campo improntata all'estetica della topa di nonna: pelata, depinizzata, Campo asettico megaresidence estivo, Campo antiparco che fa le feste con gli zampognari d'agosto e non sostiene le tradizioni che avrebbe, Campo pacchiana, Campo sgovernata ... e potremmo andare avanti ...
Ciò premesso, dopo tante cappelle campesi, tanto di cappello all'Amministrazione campese per aver realizzato questo gioiellino espositivo sanpierese, con spazi che ci auguriamo ospitino altre mostre di livello, dopo quella del Beneforti e con un museo interessante, affascinante, leggibile e fruibile facilmente e ben promosso.
Un'iniziativa dalla quale parecchi dei comuni elbani a partire dalla Mortagoraferaja avrebbero assai da imparare. Un po' come nella storia di Enrico e del De Palma
Foto: Gian Mario Gentini e Alessandro Beneforti