Sta per finire l'estate: l'Elba riprende fiato, gli elbani ritornano elbani, non più strapazzati e stanchissimi operatori schiavizzati dalla stagione estiva sempre più breve. L'Elba riprende in mano il suo destino, la sua identità offuscata soprattutto durante l'ultimo agosto, così concitato e aggressivo.
Adesso che abbiamo in un certo modo ripreso la nostra vita normale, il corteo di ieri mattina in piazza, con i tamburi martellanti e incalzanti di protesta per il sopruso che stiamo vivendo con l'ennesima chiusura di un servizio fondamentale locale, assume un significato talmente commovente che sembra acquistare più forza proprio per essersi verificato in questo periodo di riflessione e ripresa.
E' un po' come durante o dopo una malattia, una guerra, una disgrazia, che si apprezzano i valori veri della vita e si rinsaldano i legami. Come per l'ospedale, anche il tribunale riesce ad unire molti che altrimenti si ignorerebbero. L'energia che questa protesta porta con sé genera una forza sua autonoma che assume un valore speciale proprio perché, così condivisa, fa riscoprire dal profondo di ognuno un amor proprio che spesso viene scordato. Nello stordimento e a volte disperazione di trovare, sempre e comunque, motivi per attrarre il turismo, per presentare l'Elba come appetibile per gli altri, in funzione sempre economica, di sopravvivenza per tutti, in fin dei conti ci si dimentica di che cosa stiamo parlando.
Il fatto di creare strutture nuove o alterare luoghi e consuetudini partendo da questo punto di vista, sempre mettendosi nei panni di che cosa "può piacere di più al mercato, al turista, al viaggiatore", fa dimenticare quello che ha valore per gli elbani. Che cosa ha valore? perché ognuno non se lo chiede, guardandosi davvero negli occhi, da soli davanti a uno specchio? o davanti alle persone che più ci conoscono e ci apprezzano?
Prima di tutto, sempre, è fonte di benessere generale vivere in un ambiente sano, piacevole, che ci rispecchi e che rispetti la nostra persona. Ieri era una giornata di sole, una meraviglia, un giorno di settembre come la tradizione ci ha abituato a conoscere. Camminare o girare per l'Elba pienamente soddisfatti della propria isola deve essere un piacere, un diritto, un dovere per tutti.
Non contano i turisti. Contiamo noi, per primi. A cominciare da come trattiamo l'Elba, da come ci poniamo verso il bene pubblico, condiviso con tutti. Non arrabbiamoci, non indignamoci solo per l'ospedale, per il tribunale. Indignamoci, costruttivamente, per l'armonia di tutto il resto. Se stiamo bene a casa nostra, anche i nostri ospiti gradiranno la nostra ospitalità, è un'equazione vincente, sia nella sfera privata che nella sfera pubblica.
Amiamo quello che ci circonda, rispettiamolo, impariamo a conoscerlo, svegliamoci tutte le mattine con il suono di questi tamburi, non abbassiamo mai il rispetto che abbiamo di noi stessi e di come trattiamo le cose che ci appartengono, dalle piccole alle grandi.
Cecilia Pacini
Italia Nostra ElbaGiglio
Foto: Alessandro Beneforti