Qualche anno fa ci suggerirono l’idea di scrivere una guida “particolare e divertita” dell’Elba, un progetto che non andò in porto, e di cui ci resta solo qualche cartaceo appunto.
Su una di queste pagine, che avevamo anche mentalmente rimosso, campeggiava il titolo: “Come farsi mordere da una vipera”
In quello scritto consigliavamo le aspiranti vittime di inoltrarsi nei boschi, meglio se nelle ore calde, indi appostarsi in zona assolata nei pressi di pietraie o anche dei ruderi che sono luogo di elezione ambito oltre che dei serpenti anche di un’altra specie molto industriosa: il capoliverese, che è capacissimo di trasformare i resti di una vetusta maialaia in un residence di 12 appartamenti.
Ma non divaghiamo… orbene colà giunti i nostri candidati al viperino insulto avrebbero dovuto armarsi di molta pazienza ed attendere probabilmente dei mesi prima di individuare tra i tanti innocui esseri striscianti una vipera vera, avvicinarla con circospezione e piede nudo e leggero (altrimenti la vipera messa in allarme si sarebbe allontanata) e zampicarla di santa ragione fino alla desiderata reazione della povera bestia.
Il fatto è che allora come oggi, le vipere nostrali erano una inesausta fonte di divertenti puttanate. Si sprecano ad esempio i racconti di “vipere” addirittura centenarie, lunghe fino a due metri, accusate di aver rincorso saltando come molle da una balza ad un'altra a caccia di disgraziati fungai in fuga, e di altre performance fantascientifiche che non si otterrebbero dal tozzo serpe, che riesce in natura a “balzare” in avanti di qualche decina di centimetri, neanche dopandolo come Lance Amstrong.
Incredibile anche cosa talvolta viene contrabbandato per vipera. Un giorno ci accadde personalmente di vedere ostentate in una farmacia (dove qualche uomo o donna di scienza doveva pur esserci) le spoglie mortali di lungo ofide chiuse sotto spirito in un grosso vaso. Alla nostra domanda di cosa fosse, l’addetto in camice bianco con un misto di sufficienza e commiserazione rispose: “Come cosa è? E’ una vipera!” “Accidenti – replicammo – e pensa’ che la mi’ mamma che è marcianese e ignorante lo chiamerebbe serpo bottaccio!” Il nostro interlocutore non colse la presa di culo e continuò a rimirare fiero quel terribile assassino (di rospi).
Ma la storia più esilarante legata alle vipere risale ai tempi in cui si istituiva il Parco, quando dall’allora numerosissima schiera degli oppositori giunse una terribile accusa verso un non meglio identificato commando terrorista-verde intenzionato a cacciare con ogni mezzo gli umani fuori dai boschi: si affermava (ed il peggio era che c’era pure chi ci credeva) che questi criminali ambientalisti “seminavano” da un elicottero le macchie elbane di vipere, non curandosi che una vipera lanciata da un elicottero a terra si sarebbe trasformata in polpetta e che era quanto meno improbabile convincere una sgusciante e (nel caso a giusta ragione) mordace vipera ad indossare l’indispensabile paracadutino.
Tutto ciò abbiamo scritto per chiarire che chiunque non sia una lucertola, un topo, o un fava lessa che se ne va in giro scalzo o quasi senza badare dove mette i piedi, dalle vipere elbane ha poco da temere. Ergo anche ammazzarle preventivamente un po’ da stronzi è.
E se siete in un bosco e vedete un elicottero che volteggia ripetutamente sopra le vostre teste, state tranquilli che non vi stanno per bombardare con le vipere, è più pensabile che apparteniate alla sempre più numerosa schiera dei “ghiozzi spersi su’ monti” e che l’aeromobile sia là per tirarvi fuori dalle peste.