Dopo l’exploit di Martino a Capo Bianco ci arriva da Marciana Marina la segnalazione di un nuovo grave caso di penecefalia grafolapidea.
Esaminando con scientifico distacco le manifestazioni della sindrome nei due soggetti colpiti, evidenziamo intanto il tratto comportamentale comune ai due smerdascogli, prede di una pulsione affettivo-sessuale che ha condotto entrambi alla realizzazione di un “cuoricione” all’interno del quale hanno ben pensato di inscrivere un importante messaggio diretto a gratificare l’amata ed a stupire il resto del genere umano.
Ma mentre la testina di cazzo operante sulle scogliere degli Argonauti ha esplicitato il sue essere, il nome della fanciulla Jessica, e già che c’era ha vergato a latere il suo pensare schifosamente razzista “Albanesi tutti appesi”, la più raffinata fava marinese ha ben pensato di guarnire la rappresentazione del muscolo cardiaco con un verso simil-poetico “A te che sei sostanza dei giorni miei” mutuato dall’opera del vate Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti.
Ma prima che questo crudele morbo faccia altre vittime e che a qualcuno venga in mente di scrivere a caratteri cubitali sullo Scoglietto “W LA TOPA” o “M’ILLUMINO D’IMMENSO” sulle Coti di Sant’Andrea deve essere chiaro che indipendentemente da ciò che si scrive, sporcare gli scogli è un atto comunque imbecille ed incivile.
E allora atteso che i graffitari siano dei giovani in piena tempesta ormonale (non ce lo vediamo un pensionato a fare certe cose) siamo di fronte a casi di maleducazione, nel senso stretto della parola, cioè ad un gap educativo, prima di tutto di famiglie e (subordinatamente) scuola, che non insegnano adeguatamente ai pupi il rispetto del prossimo e della natura.
Conseguentemente riteniamo che la licenza di incazzarsi verso queste professioni di idiozia ce l’abbiano solo i cittadini virtuosi come educatori, sia per i messaggi che trasmettono, sia per gli esempi che forniscono con il loro individuale comportamento.
Se uno non rispetta le leggi ed il territorio, se uno è abituato a piegare (e piagare) la natura, a subordinare quei beni comuni che sono ambiente e paesaggio ai propri interessi, non ha nessun diritto di indignarsi se un figlio di tanto padre (e madre) fa violenza ai sassi. Sarebbe - come usa spesso dire con una fine allocuzione Valerio Caramassi - fare le vergini nel casino.