Quando ho raccontato ai miei nipoti che a scuola mia madre mi aveva accompagnato (a piedi ovviamente) solo una volta (il primo giorno), ho letto nei loro occhi un affettuoso retropensiero del tipo: "Povero nonno che è un po' rincoglionito...".
Per il nipotame era difficile immaginare che a sei anni si era già abbastanza grandi da andare da soli da Via Guerrazzi (poi dal Ponticello) fino al Grigolo. Magari sospettavano pure che li prendessi in giro, come quando uno di loro mi chiese come erano i Computer di quando ero piccolo, ed avevo risposto: "di legno...".
Sarebbe parimenti stato difficile spiegare loro cosa erano i "geloni" (eritema pernio) che affliggevano i nostri piedini calzati dalle scarpe d'epoca molto approssimative quanto ad isolamento termico, ma anche far loro credere semplicemente al freddo becco che si pativa nelle aule non riscaldate.
A scuola si andava un giorno sì e l'altro pure, infagottati nei cappottini tenuti anche in classe: vento, pioggia, e perfino neve ghiacciata (come accadde per giorni e giorni nel '56) non ci erano di impedimento.
Ordunque, nell'Italia povera (e nell'Elba indigente) di quegli anni non è che i bimbi, i figli fossero meno amati degli attuali pargoli, erano infagottati sì, ma sicuramente non erano mummificati nel paralizzante eccesso di attenzioni, protezioni che si esercitano oggi sui loro coetanei, certamente non erano asfissiati dalle vacue aspettative calcistico-velinare sul loro futuro.
Erano, a mio fallibile parere - finite le ore di scuola - più felici di combattere il freddo scorrazzando insieme "allo stato brado" in paesi e una città, dove passava un auto ogni morte di papa, di quelli che teniamo al calduccio a giocare da soli "allo stato brodo" alla Play Station.
Si sono andato (forse) un po' fuori tema torniamo a bomba:
Orbene, non essendo né un docente né un pedagogo, non ho gli strumenti necessari per determinare la misura dei "danni didattici" conseguenti le reiterate proclamazioni dello stato di allerta meteo e conseguenti chiusure delle scuole; posso solo raschiare il barile del buon senso ragionando per iscritto con voi per punti.
a) chi nega che ci sia un preoccupante cambiamento climatico in atto, è proprio tonto;
b) ogni volta che giunge un avviso di allerta meteo si perdono molte anime, la dannazione è assicurata dalla sequela di moccoli generata da chi sta in redazione e DEVE dare la notizia, conscio che il giorno dopo ci sarà qualche spiritosone da tastiera che "... ahahah splende il sole ma che cazzo scrivete?!"
c) sui piatti della bilancia stanno in perfetta parità sia la favola di "al lupo, al lupo!" col rischio di sottovalutare, per eccesso di precedenti allarme non confermati, una vera batosta in arrivo, che l'antico prudenziale adagio: "è meglio ave' paura che toccanne";
d) il nefasto "spezzatino amministrativo elbano" dei sette pollai, impropriamente detti comuni, fa sì che, anche su questo versante, non sia individuabile una unica figura decisionale (sindaco), che possa e debba assumersi la responsabilità di valutare il "da farsi" da Cavo a Pomonte.
Altro non ho da dir...
Sergio Rossi
Foto di repertorio (tratta da castiglionesinelmondo.com)