Si dice spesso che i bimbi sono il futuro di un paese, è una di quelle banalità vere delle quali dovrebbe sempre tener conto chi governa e amministra, così come dovrebbe tener conto che una delle cose politicamente più pericolose del mondo è far incazzare un gruppo di mamme.
Io sono ormai anagraficamente e biologicamente troppo anziano – e con un figlio che ha la mia stessa età di quando diventai babbo e che non ci pensa nemmeno a seguire il mio esempio – per capire davvero cosa sta davvero succedendo nella mente e nel cuore delle combattive e giovani mamme di Marciana Marina e Marciana. Posso tutt’al più pesare politicamente le ragioni e i torti, ma questa è materia incandescente e quotidiana, dove si mischiano amore, preoccupazioni, bisogni, convinzioni, demografia, risorse economiche e politica di paese, sempre più trasversale e sempre meno leggibile per un dinosauro che come ve viene da un mondo estinto (?) di democristiani e comunisti.
Quello che so, leggendo sui social e sui giornali le dichiarazioni di amministratori e mamme e babbi, è che questa non è materia che si affronta e si risolve su social network e giornali e che se ci fossero stati i democristiani e i comunisti sarebbe stata trattata in un altro modo.
E, visto che stiamo parlando di scuole e di bimbi, un po’ di ripasso storico e preistorico non farebbe male, così come un po’ di studio sul presente e un compito in classe sul futuro – anche amministrativo - dei nostri paesi e dei nostri bimbi.
Quando la materia del contendere diventa così incandescente e divisiva, quando sembra che le ragioni e i torti siano sassi da lanciarsi e invece sono boomerang che tornano indietro e feriscono, allora, se si vuole davvero essere quella comunità educante della quale avranno sempre più bisogno i nostri rari figli e nipoti, bisogna mettersi a sedere intorno allo stesso lungo tavolo civico e ricominciare a discutere del perché e del come, del presente difficile e del futuro che sarà sempre più problematico, con sempre meno bimbi e bimbe, sempre meno finanziamenti per una scuola pubblica che è già stata umiliata e mal pagata da troppo tempo.
Bisogna raccontarsi, marinesi e marcianesi, cosa sarà la scuola del futuro già spopolata, che già si è ritirata per decenni da ex scuole di campagna e da aule affollate, dove le classi erano doppie o triple, non pluri.
Un altro mondo e un’altra scuola scomparsi rapidamente e sostituiti altrettanto rapidamente da una scuola sideralmente diversa ma comunque, ancora con al centro bimbi più colorati e cosmopoliti, maestri e professori, genitori pieni di speranze e preoccupazioni.
Essendo figlio di quel tempo pieno di bimbi scalzi e coi ginocchi sbucciati fatico a capire il tempo di oggi dei bimbi Panda, figli di famiglie coraggiose che fortunatamente ancora credono al futuro e lo coltivano. Ma visto che gli esseri umani che più mi stanno a cuore sono i bimbi e i ragazzi e i vecchi e i matti (e appartenendo ormai probabilmente a entrambe le ultime due) vorrei che questa accesa discussione si trasformasse al più presto – per iniziativa delle amministrazioni comunali di Marciana Marina e Marciana - in qualcosa che potrebbe anche chiamarsi con il nome altisonante di “Stati generali della scuola del marcianese” – nel quale la comunità educante, a partire da docenti e personale amministrativo, genitori, amministratori comunali, sindacati, forze politiche e associazioni culturali, si confrontassero, con passione, ragionevolezza e reciproco rispetto, sul presente e sul futuro dei nostri bimbe/i e ragazze/i.
Per ricucire la tela strappata, per capire, scritto sulla nuova lavagna digitale, cosa aspetta i nostri figli e nipoti e cosa ci aspetta come comunità e di come possiamo costruire insieme a loro il loro futuro che è anche il nostro comune futuro.
Umberto Mazzantini