Vi ricordate quella vecchia canzone di Guccini che iniziava “ma che piccola storia ignobile, mi tocca raccontare …”, beh, a me, come credo ad ogni cronista appena decente, è successo un sacco di volte di raccontarne di storie ignobili, piccole e pure meno piccole.
Per fortuna stanotte ho una piccola-grande storia nobile da raccontare, o meglio da accennare per sommi capi, perché tra i protagonisti c’è una bambina la cui privacy deve essere sacralmente salvaguardata. Poco male, sarà un racconto all’osso, senza inutili svolazzi. Eccovelo.
Una bambina elbana non molto tempo fa, a seguito di un apparentemente banale incidente, e di alcune serie complicazioni insorte, si trovava in un ospedale specialistico del continente, la bambina non stava affatto bene e rischiava importanti menomazioni. La sua mamma gravata da quella preoccupazione, ha scritto della sua personale angoscia, in semplicità, al Papa.
Quasi immediatamente, questo “incredibile” pontefice, che mi ispira la stessa simpatia di Liprando, “prete ben visto dai poveri cristi” di Jannaci e Fo, con la stessa semplicità ha risposto trovando parole di augurio e conforto per la signora. Per la cronaca, nel caso importante, grazie alle buone cure che ha ricevuto, la bimba sta molto meglio ed ha iniziato “seriamente” a guarire.
Tutto qui, un piccolo atto di solidarietà umana da parte di un personaggio che immagino debba avere questioni “planetarie” da affrontare ogni giorno, ma che, appunto, riesce a ritagliarsi lo spazio per una ideale carezza ad una singola bambina sofferente ed alla sua mamma.
Però ogni giornata, come ogni medaglia, ha il suo rovescio, ed oggi appena ho appreso di questa vicenda, mi è venuto da confrontare questo “interessamento verso un dolore” del Papa, con un altro gesto, che le cronache mi spacciavano per umano e caritatevole, compiuto da un’altissima personalità dello Stato: la “operosa solidarietà” promessa e dimostrata dal Ministro della Giustizia della Repubblica Italiana in nome di una sempiterna amicizia, verso quel mazzo di fior di giardino che è la famiglia Ligresti, che con le sue scorrerie finanziarie si è arricchita devastando società e rovinando investitori, tanto oltre il lecito da essere indirizzata quasi in blocco (come già era successo al capostipite) verso le patrie galere.
Ed ho anche assistito incredulo alla “difesa a spada tratta”, da parte del governo e della maggioranza delle grandi intese e del minimo cabotaggio, di una ministra che, pur non commettendo reati, ha dimostrato una contiguità amicale con figuri talmente squalificanti, in una vicenda tanto imbarazzante, che in un qualsiasi altro paese del mondo diverso dall’italietta sarebbe stata “dimessa” anzi "smessa" seduta stante.
Ho pensato che tra i due “interessamenti dall’alto verso la sofferenza” c’era un abisso di qualità, di vera umanità, un baratro di una profondità proporzionale alla distanza etica che c’è tra il grande Papa Francesco e l’esercito di nanerottoli che dovrebbe governarci.
La Chiesa, di cui non faccio parte, ha di che rallegrarsi, la Repubblica, di cui sono cittadino, ha qualcos’altro di cui vergognarsi.