Gli occhi furbi di Leonida che tradivano l’essenza vivacissima di un uomo chiuso dentro un involucro pacioso e gentile, flemmatico prima di dare una risposta o colpire con la stecca una palla del biliardo, si sono chiusi per sempre sulla soglia di un secolo di vita che avrebbe varcato il prossimo 22 Settembre.
Ci sarà tempo per ritornare a pensare ed a valutare il ruolo che Leonida Foresi nella storia di questa città e di quest’Isola il suo contributo alla cultura “alta” e spicciola, fornito col suo infaticabile studiare e raccogliere documenti ed immagini, il suo impegno di giornalista iniziato a 16 anni, il suo transitare con passo lieve tra sconvolgimenti epocali (l’industrializzazione, il fascismo, la guerra, la ricostruzione e il nuovo sviluppo economico) il suo lavorare serio per raccontare gli eventi di una
comunità, alternato col gioco di rappresentare i “maggiorenti” veri o presunti, con la matita sbeffeggiante in caricatura, il suo fondare nel 1948 quella che doveva restare nella storia come la più longeva delle testate isolane “Il Corriere Elbano”, puntuale specchio degli eventi di casa nostra e per un tempo infinito cordone ombelicale non reciso tra “lo scoglio” e centinaia di famiglie di elbani sparse per il mondo.
Un’impresa sostenuta negli anni dai numerosi abbonamenti, e dal lavoro umile, quotidiano, prestato nella tipografia di Via Bechi da dove Il Corriere usciva, insieme ai manifesti pubblicitari, i biglietti da visita e quelli con le madonnine con gli occhi volti al cielo degli inviti alla Prima Comunione.
Ci sarà tempo, oggi mi piace raccontare Leonida con un episodio in tema, legato ad una sua (mancata) foto, quella che stavo per fargli un giorno di non molti anni fa, che lo vidi passare in piazza Gori davanti al Comune. Lo avevo inquadrato ma, prima che potessi scattare, Leonida si volse verso di me e sorridendo mi disse: “Che fai Rossi mi prepari il coccodrillo?”
Caro Leonida, come vedi il coccodrillo (il pezzo che - per cinica abitudine - si prepara nei giornali preventivamente, quando un personaggio di levatura si avvicina a terminare la sua esistenza) non lo avevo preparato. Saluto te e la tua famiglia ricordando specie ai nostri più giovani concittadini, quelli che ti hanno “vissuto” di meno, che oggi ha serenamente chiuso la sua parabola un uomo buono e generoso, colto e modesto, uno dei migliori pezzi usciti dalla fabbrica di umanità ferajese.
P.S. Mi permetto (specie dopo aver visto intitolare a vari "Augusto Chiccazzè", strade e piazze del nostro paese) di suggerire ai prossimi amministratori di tramandare la memoria di Leonida (che lo merita veramente) in maniera tangibile.