Parla veloce Tatiana, snocciola nomi, persone, gesti di quotidiana generosità al telefono.
La festa che il quotidiano online dell’isola ha organizzato domani è per me una grande conferma di quanto generosa sia la gente dell’isola. Sarà l’occasione per parlare del futuro di Elbareport, dare un volto e un sorriso alle firme che danno vita agli articoli e che curano le rubriche, festeggiare insieme un’isola che c’è.
Gli elbani, di fatto, rispondono sempre e prontamente alle richieste di aiuto, come quella volta dell’alluvione a Marina di Campo. Era il Novembre del 2011 e io ho collaborato alle operazioni di soccorso nel centro operativo allestito alla Pila. Di questa esperienza parlo raramente, quasi come se le parole non restituissero la bellezza che, nel disastro, ho vissuto. Ho conosciuto un‘umanità sorprendente, un decoro e un garbo infiniti.
Su tutte le tante immagini di generosità, accoglienza e calore umano, vince un’immagine. Era la prima sera. Avevamo allestito una mensa per gli sfollati e i tanti volontari arrivati in soccorso. C’era molta confusione, il paese era ancora per buona parte inagibile, mi arrivavano notizie di conoscenti e amici che avevano subito gravi danni ad attività e abitazioni, sapevo di persone che erano dovute fuggire di casa e che erano ospitate da amici.
Mi avevano messa a servire i secondi, quando arrivo’ una coppia di anziani. In vestaglia e ciabatte lei, in pigiama con sopra una coperta rimediata lui. Si tenevano per mano e sorridevano. A tutti. A tutto, con gratitudine verso di noi che provavamo a portare ristoro, offrivamo un piatto caldo, una pacca sulla spalla, qualche vestito asciutto, niente di più. Sorridevano sempre, e ringraziavano. Probabilmente di essere in vita, di essere insieme. In ciabatte e vestaglia lei, in piagiama con sopra una coperta rimediata lui, ma che importa: ancora in vita, insieme, in un luogo caldo, circondati da premure e piccoli gesti.
Io quei due signori non li ho mai dimenticati e con loro i tanti volontari, gli amici e i conoscenti che ho incontrato. Tutti imbrattati di fango e sudore, uniti dal desiderio di esserci per i tanti che in quelle ore avevano bisogno, instancabili, tenaci, con un sorriso sempre in tasca. La sera tornavo a casa distrutta ma felice e mi rammaricavo. Pensavo: “è mai possibile che per vedere così tanta bella umanità, si debba verificare un’alluvione?”.
Ora so che mi sbagliavo.
Lo so da quando sono entrata nelle scuole elementari e ho visto come lavorano le maestre, all’ombra dei riflettori e degli onori della cronaca. Lo fanno con tenacia e con amore, con spirito di sacrificio e dedizione.
So che mi sbagliavo ogni volta che Il Libraio mi manda un invito ai suoi eventi, che spesso coinvolgono altre realtà dell’isola che partecipano con generosità e entusiasmo (non ultimo il flashmob di questa mattina, che mi ha regalato una rosa dei Vivai Campani).
Ricordo di essere in errore, tutte le volte che la mia amica Marina Sala scrive un post sul suo blog e racconta di come ogni suo capo in cashmere sia anche un po’ figlio della bellezza di questo luogo e delle buone energie che lo animano; così come quando leggo Cecilia e Valter che curano rubriche che parlano dell’isola da altri punti di vista.
Infine, mi sbagliavo perché alla buona riuscita della festa di Elbareport, hanno risposto moltissime persone, dimostrando generosità, impegno sociale e senso di appartenenza non comuni. Ho capito insomma che basta guardare al quotidiano con occhio più attento, per scoprire vere miniere di umanità sepolte dal qualunquismo del disincanto e del luogo comune.
PS. Ho chiamato Tatiana, perché avrei voluto chiederle i nomi di tutte le persone che hanno partecipato alla realizzazione della festa, ma trattandosi di un infinito elenco di attività e maestranze, passando per i fotografi che ogni giorno ci offrono i loro sguardi sullo scoglio, ho dovuto arrendermi all’evidenza di non poter trasformare questo articolo in uno sterminato appello. Questo avvalora e conferma ancora una volta l’idea che generosità e partecipazione, all’occorrenza non manchino sullo scoglio: Ad maiora!