Franco, conosciuto col nomignolo “Ghette”, nei suoi anni migliori era sicuramente uno furbo “reattivo”, uno di quelli che pensano veloce, capaci di sparare spiazzanti battute.
Negli anni ’60, in pieno boom turistico, Franco lavorava come cameriere in un ristorante, dal nome ammiccante popolaresco, che all’epoca godeva di un certo prestigio e commisurati prezzi non esattamente popolari, che al momento del conto non facevano affatto godere il cliente.
Una parte dei tavoli di quell’esercizio erano sistemati all’aperto sotto una grossa palma, sulla quale però una numerosa famiglia di ratti aveva fissato la sua dimora, approfittando del fatto che due consistenti cavi erano stati fissati al tronco ed alle circostanti mura, costituendo così naturali ponti per gli agili e furtivi roditori.
Accadde quindi che una sera una turista meneghina, forse rapita dalla bellezza del cielo dell’isola, andasse ad incrociare con lo sguardo l’acrobatico cammino di due pasciuti esemplari di Mus musculus (tarponi in ferajese stretto) verso la palma, proprio sopra la sua testa.
La gentildonna sobbalzò cacciando quasi un urlo denunciando quella sorcina presenza e puntando il ditino accusatore verso l’alto esclamò:
“Ma che schifo.. quelli sono topi ..”
“No signora, si calmi – disse, con una faccia di bronzo Franco prontamente accorso – quelli sembrano topi ma in realtà sono i nostri SCOIATTOLI DI MARE!”
La milanese non solo si bevve la gigantesca palla improvvisata da “Ghette”, ma per tutto il tempo continuò ("Guardalo ce n'è un altro") a seguire le evoluzioni dei topi in transito, facendone partecipe il coniuge, e giungendo ad esclamare “Ma che carini!”
Ora voi vi starete a chieder il perché abbia ripescato quest’antica vicenda.
Ecco, cercando di essere un po’ immaginifico, ho pensato ad una o più palme da raggiungere da soggetti diversi, camminando sui fili, rappresentando il raggiungimento delle essenze arboree, metaforicamente, la conquista di uno scranno collocato al vertice di alcuni tra gli otto pollai elbani un po’ ottimisticamente definiti “comuni”.
Tali individui impegnati in questa “drammatica” competizione, carichi di adrenalina, compiono corse programmatiche, acrobazie verbali e logiche per mantenersi sul filo, tali altri “mors tua vita mea” ferocemente cercano di spingere i concorrenti, che procedono sullo stesso filo, giù nel vuoto.
Guardo da sotto e scruto gli insulari cieli della politica ma di "scoiattoli di mare" non ne vedo .. tarponcelli sì