Il recente (e fortunatamente già bruciato nella noia del luogo comune) uso del termine “rottamare”, applicato ad esseri umani, è da considerare - a mio avviso - stupido e perfino un po’ violento.
Poi, non è né originale né nuovo: mi pare piuttosto una parodia - riuscita malissimo – di quel “.. corri compagno il vecchio e dietro di te …” e “nessuna restaurazione, la struttura è marcia” del Maggio Rosso francese, che però tra un po’ compirà mezzo secolo.
Ma quella era una vera rivoluzione culturale, e il “vecchio” di cui si parlava era un’ideologia, una retriva visione del mondo, interpretata da persone “dominanti”; non c’era un filo di razzismo anagrafico, di elegia al vuoto giovanilismo che, al contrario, è costantemente stata bandiera di tutti i capi carismatici delle “controrivoluzioni”, dei riflussi verso il liberismo e verso la demagogia della destra sostanziale, da Benito a Bettino, da Silvio a Matteo (personalmente diffido del tratto populista-autocratico dei personaggi pubblici che indulgono narcisisticamente nel lasciarsi chiamare col solo nome di battesimo).
Maggior sostanza politica e democratica ha invece la richiesta che si instauri la prassi del ricambio amministrativo, che (possibilmente) si verifichi un rinnovamento generazionale naturale delle classi dirigenti, e soprattutto dei ruoli e dei modi in cui i singoli possano coltivare per tutta la vita la loro dedizione alla politica (che se interpretata come servizio alla comunità, senza personali interessi piccoli o grandi, e senza pensare di essere insostituibili, è forse la più alta e nobile attività di cui un essere umano può essere capace).
Tutto ciò premesso, ed ovvio che vale sempre il detto caro ad Uberto Lupi: “il Presepe si fa coi pastori che ci s’hanno”, ci ha colpito la “spietata” analisi anagrafica sui profilantisi candidati alle amministrative elbane che, qualche giorno fa, l’acuto Luca Centini ha fatto sulle colonne del Tirreno.
La popolazione isolana tende ad invecchiare, e questo è pacifico, ma le sue “classi dirigenti” (intendendo con ciò non solo gli amministratori), tendono a restare mummificate, e per questo invecchiano molto di più della media dei “normali” cittadini.
Ma c’è pure un altro curioso fenomeno (e non c’è in questa osservazione alcun riferimento al “valore” delle persone): il fatto che le nuove entrate, siano caratterizzate da candidati o aspiranti candidati ancora più datati di coloro a cui intendono far concorrenza.
Un esempio lo dà il centrodestra portoferraiese dove il “nuovo” competitore di Roberto Marini (l’Architetto Ferrari, che poi ha ricevuto l’investitura di Forza Italia) ha almeno una dozzina di anni di più del suo contendente.
Ed è quasi comico che per comporre salomonicamente la spaccatura tra i due “giovani leoni”, si sia ricorsi al tentativo d’importare. come salvatore della destra patria Ferajese , Francesco Bosi che percorre da qualche giorno la sua settantesima primavera, e che, forse dotato di più realismo dei suoi aspiranti supporter, ha nicchiato un bel po’ per finire , forse, per essere tolto dalle ambasce dal “sovietico NIET” sulla sua candidatura giunto, da Console di Forza Italia, da parte Altero Matteoli, un altro “frugolo” della politica che, da tre volte felice nonno come sono, mi ricordo di avere ascoltato, quando avevo i calzoni corti (non per modo di dire), in piazza Cavour, urlare come un ossesso, davanti in realtà a quattro gatti, su un palco guarnito dalla fiamma tricolore del Movimento Sociale.
Ma sui diversi fronti elbani, politici e geografici, la situazione non si discosta: né a Rio Elba, dove l’unica ventata di reale novità la porta Nadia Mazzei, per ora supportata solo dalla “terza lista” (quando però poteva essere un’eccellente candidata del centrosinistra), né a Marciana dove il “qualche volta ritornano” sembrerebbe la colonna sonora che saremo destinati ad udire.
Sic rebus stantibus (assessore le fermate del pullman non c’entrano) sto pensando che forse, se sarò in vita, tra un paio di tornate elettorali, quando in redazione non mi sopporteranno più, potrei scendere in campo pure io, nel tentativo di stabilire il primato del primo bisnonno amministrante. Se mi andrà male ripiegherò sul concorrere alla presidenza di Villa Arzilla.