L’altra mattina fuori della Posta, mentre sto a parlare con Emanuela e Ugo, mi si para di fronte un omone, le cui fattezze mi precipitano indietro nel tempo: è il mio coetaneo Adalberto Bertucci che vive di solito a Roma e con il quale ho diviso infiniti pomeriggi estivo-adolescenziali alla Bussola delle Ghiaie,essenzialmente a litigare, in quanto collocati agli estremi politici della “compagnia” io ragazzo decisamente rosso, lui decisamente di destra.
Orbene chi non ha mai vissuto in quella Macondoferraio, non può capire come siano stati possibili dei fenomeni come il sentire affermare: “Io sono comunista però sono anarchico”, trovare uno che si professava “Libero Pensatore” e poi si metteva il cappuccio di una confraternita religiosa e votava D.C., o spiegarsi come mai fosse possibile che due robusti semigiovanotti “politicizzati” che altrove si sarebbero presi democraticamente a sprangate, limitassero lo scontro, all’insulto al darsi reciprocamente del bolscevico, del fascio, del topo di fogna ed altre delicatezze e cinque minuti dopo andare a nuotare insieme senza il reciproco tentativo di annegarsi, o a fare la spesa per la panzanella da consumare insieme sulla spiaggia.
Rivedo dunque con piacere il mio amico Adalberto che mi abbraccia, della “compagnia” è quello che ha fatto probabilmente più soldi e carriera (pure se ha avuto di recente dei bei guai con la vicenda romana dell’ATAC), ma sembra che il resto delle rispettive vite sia solo un dettaglio, quando ci si vede a scadenza poliennale (con lui come con altri elementi di quel gruppo) se c’è, al contrario dell’altra mattina, un po’ di tempo per chiacchierare, si finisce per parlare, degli amorazzi estivi, degli scherzi, dei pomeriggi passati accanto al Juke-Box ad attendere che il sole calassse dietro la Padulella, del bel tempo che fu insomma.
Lo rivedo, Adalberto, anche stamani, ci sono pure Silvia, Vanni, Pietro, Maria Rita, Alma ed Anna Rosa, io e lui ovviamente stiamo litigando, tutto molto realistico, il sogno eh! Già, perché. essendo andati a letto alle cinque, dopo aver lavorato per la notte, capita di trovarsi alle otto in piena fase R.E.M.
Ma ad un certo punto il vocione di Adalberto si mescola con il potente “Bau Bau!” di un cane che nel sogno a dire il vero non appare, ma che mi si materializza spietatamente nella realtà accanto al letto, nelle vesti, anzi nel pelo, di Bianca, che così manifesta la sua fisiologica urgenza.
Butto le gambe fuori dal letto e poi ci vado dietro con il resto del corpo, mi vesto – per restare in argomento – a cazzo di cane. esco a rimorchio del guinzaglio attaccato ad un quadrupede di 65 kg che mi trascina rincoglionito in Val di Denari.
Mi viene da riflettere su quanto sia calzante l’espressione ferajese “briaco dal sonno”, quando mi suona il cellulare che, masochisticamente non spengo quasi mai.
Incredibilmente… ancora Adalberto Bertucci, anche se stavolta è l’omonimo cugino del succitato, (minchia, so’ un po’ ripetitivi in famiglia!), anche lui di destra e supporter ferrarista, che è stato istigato a chiamarmi da un nipote (mio, e che i miei orari li conosce), che medito da stamani di diseredare.
Adalberto Due La Vendetta mi contesta cortesemente quanto ho scritto qualche ora prima: i quattro posti lasciati dal Ferrari in lista non sono per Lanera, “assolutamente no”.
Non so cosa esattamente gli grugnisco in risposta, ma comincio a svegliarmi e chiusa la comunicazione, tra una tirata e l’altra di cane, puread articolare un pensiero compiuto:
Ma non facevano “meglio fegura” ad accreditare la mia ipotesi o almeno a non smentirla – rispetto ad ammettere di essere stati presi dalla foga (d’altra parte di questi tempi la foga impazza e, come si dice? "...tira più un pelo di foga …”) di presentare una lista incopleta tout-court, che non è mai un bel vedere, specialmente tenendo conto che ne stavano preparando due di liste.
E poi, se invece mi prendesse sul serio Lanera e si presentasse, penitente pure lui, alla corte del Ferrari, che succederebbe?