Io parlo con le dita, nel senso che la maggior parte delle trasmissioni del mio futile pensare, al piccolo campione di umanità con cui sono in contatto, sono mediate da una tastiera.
Orbene, con la mano destra ferita da affrettate e distratte pratiche cuciniere (“i coltelli tagliano solo carne di coglione” – mai adagio fu più calzante), e con quella sinistra parzialmente scassata da una crudele “zampicata” (leggasi pestone) ricevuta mentre me ne stavo seduto sull’erba del Primo Maggio alle Fortezze, ho compiuto un salto di qualità comunicativa all’indietro.
Già mio padre mi sfotteva parecchio per gli effetti di quella che un tecnico definirebbe “incerta lateralizzazione cerebro-manuale”, e, tanto per coltivare la mia autostima, di fronte alle prove della mia carente destrezza, usava ripetere “Te non sei né destro, né mancino… sei proprio ambisinistro!”, ecco, al momento mi sento “ambimpedito”.
Ma non tutto il male viene per nuocere e l’ambimpedimento che mi rallenta nello scrivere mi allunga i tempi di riflessione e certamente mi fa dare un minore apporto a quello che definirei il monte-stronzate elbano, la somma delle fesserie, delle meschinità, delle autocelebrazioni a mezzo stampa, dei votantonio, che la impazzante campagna elettorale sta trasformando in una sorta di Everest della favata.
La “gana” (tradotto in italiano sarebbe la spasmodica voglia) di taluni, di emergere di collocarsi tra i maggiorenti di quegli ilvati pollai pomposamente chiamati “comuni”, si mescola in un a tratti indistinguibile magma con la sincera voglia di impegno, di fare qualcosa di buono, di ragionare di altri, producendo effetti devastanti.
Navigando sulla rete tra le più lontane galassie ed il Fosso di Guazzaculo ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare… ho visto alcuni che non sapevano né leggere, né scrivere, né parlare, né (soprattutto) sta’ zitti, proporsi come guide spirituali delle comunità, ho visto gente che non ha la minima contezza di cosa sia una deliberazione o un bilancio proporsi per i più alti scranni, ho visto contrabbandarsi per “giovane” chi stava percorrendo già la sua quinta decade di vita, ho visto perfino chi menava vanto di non sapere un cazzo di politica chiedendo ai cittadini l’autorizzazione a farla, ho visto profeti d’accatto ignari di ogni legge e delle competenze amministrative chiedere al comune di fare la riforma sanitaria, il porto franco, leggi sull’istruzione e chiù pilu pi tutti, ho visto l’iracondia vendicativa di chi, sfumato il sogno dell’ennesimo cadreghino, si è tuffato nel magma scegliendo una parte, pur che fosse, non per vincere, ma per far perdere – dopo di me il diluvio – chi aveva tradito la sua smisurata ambizione, spacciando per “tormento ideologico” il suo contraddittorio agire e facendo come il Draghetto piaggese che presentatosi con i fiori per fare la “chiesta” a una fanciulla e ricevuto un rifiuto, bussò alla porta accanto per fidanzarsi con un’altra.
Grazie alla buona sorte nel deteriore mare delle oscenità di questi giorni, ho visto pure galleggiare due solide zattere di sinistra (quanto alla lateralizzazione politica non ho incertezze) nella forma di due articoli che posso citare tranquillamente, visto che entrambi gli autori sono fuori dei giochi elettorali e politici. Ringrazio Nedo per il suo eccellente pezzo sui Marò, e ringrazio Umberto per la sua lucidissima analisi, nella risposta ad Andrea, su quel che fa difetto ai progressisti di quest’isola e non solo. Mi sono sembrate due risposte all’epocale e inascoltato appello di Nanni Moretti: “D’Alema di’ qualcosa di sinistra”