Bene, la polemica è stata riaccesa e, fra l’altro, accompagnata da una citazione della Costituzione (l’art. 21) che, di questi tempi, non può che far bene. Bene due volte dunque.
La vicenda del Polluce, per come è stata più volte raccontata in questi anni, assomiglia sempre più al negativo (perché le parti sono invertite: i lestofanti sono gli inglesi, i tonti gli italiani) del soggetto di un film degli anni ’60, protagonista il principe De Curtis in arte Totò, e regìa di Monicelli.
La difesa che, a suo tempo, il soprintendente Bottini fece dell’operato dell’ufficio che aveva autorizzato il recupero è sicuramente divertente e adeguata al tema. Si trattò, disse Bottini, di “una vicenda di routine”. (intervista al Tirreno anno 2004 – citata anche da Zecchini). Evidentemente la soprintendenza autorizza ogni anno qualche decina se non centinaia di recuperi di piroscafi affondati, tanto da poterne definire così l’istruzione della pratica.
Che dire? A questo punto, dato che sull’argomento saccheggio la soprintendenza non intende tornare, non ci resta che cercare almeno di soddisfare la curiosità che aveva mosso il sig. Prianti all’apertura della mostra sul tesoro del Polluce in Capoliveri e dunque fare nostra la domanda che egli aveva posto senza avere, almeno fino ad ora, soddisfazione alcuna:
- (la spilla) si può chiedere come mai (non c’è) e dove si trova? -