Tempo fa un collega scrisse in un pezzo di cronaca dedicato alle esequie di un personaggio passato – si fa per dire – a miglior vita: “…la salma si faceva largo tra la gente” quasi evocando involontariamente uno scenario da film horror sugli zombie.
Peggio fece un’altra giornalista che, portandosi avanti col lavoro, si era fatta consegnare, il giorno prima di un congresso, copia della relazione introduttiva dall’incaricato a tenerla, e ne scrisse disertando l’assise, col risultato che la cronaca che apparve sul suo giornale, di una riunione in realtà apertasi con la dolente commemorazione del relatore venuto a mancare improvvisamente quella notte, si incentrava sul brillante discorso che il medesimo aveva tenuto davanti ad una “attenta platea”.
Belle “cappellate”, ma può capitare di peggio ancora, cioè il contrario, vale a dire che si dia per defunto uno piuttosto recalcitrante a trapassare; è accaduto pure a noi (coi poco originali nome e cognome di cui disponiamo) di aver ricevuto biglietti di condoglianze per la nostra medesima dipartita, da chi era stato fuorviato da una luttuosa omonimia.
Oggi mezza Portoferraio piangeva già la prematura scomparsa di Francesco Cimino, un personaggio molto conosciuto e benvoluto, trasferitosi da qualche anno alle Canarie, dove gestisce un piccolo residence insieme ad un’altra ferajese doc, Catia Gasparri.
Conoscendo il particolare rapporto di amicizia che ci lega a Francesco, nel giro di un quarto d’ora sono stati ben 5 a darci il triste annuncio, al quale non credevamo affatto, pure perché avevamo visto il presunto defunto "postare" su facebook un messaggio poco prima.
Ad ogni buon (anzi pessimo) conto, e visto che avevamo perso il numero del cellulare di Francesco con l’ultima caduta in mare vestiti “alla milanese”, ottenutolo dal fratello Marcello, ci decidevamo a telefonare alle Canarie.
La “salma” anzi (tenuto conto delle ciminiche dimensioni) il salmone, che in quel momento stavasi oltremare intento a sfornare una torta, apprendeva la ferale notizia che lo riguardava, dichiarandoci che lo avevamo indotto ad un gesto apotropaico che reiterato avrebbe potuto sconfinare nell’onanismo (per il candidato: si stava toccando le palle), segno questo di inequivocabile vitalità.
Appena cessata la conversazione tra il Mediterraneo e l’Atlantico nuovamente suonava il telefono:
“Deh … ma hai saputo del Cimino?”
“Si ma 'un è vero che è morto …”
“O chi te l’ha detto?”
“Lui... dici che ci si pole fida’?”