In questa campagna elettorale volta ad eleggere il nuovo sindaco del comune di Portoferraio, per un elettore anche minimamente interessato ad ascoltare direttamente con le proprie orecchie, e non per sentito dire, quelle che sono le proposte dei nuovi candidati, si trova ad inseguire i cinque candidati in tantissimi incontri distribuiti, giustamente, su tutto il territorio comunale. Faticosissimo!
Il principio degli incontri mirati è più che condivisibile, in questo modo i candidati ascoltano i problemi dei vari quartieri/zone ed al contempo illustrano le loro soluzioni.
Occorrerebbe però maggiore partecipazione da parte degli elettori, agli incontri a cui ho partecipato erano presenti al massimo una decina di persone. Spero che in altre occasioni che non ho visto ci sia stata maggiore affluenza. Forse la gente è stanca ed ha paura di trovarsi ad ascoltare ancora promesse vacue e programmi ingestibili? Saranno stati organizzati in orari non consoni? Si vota ancora una volta per affetto in maniera acritica senza confronto alcuno? Si vota senza conoscere i candidati? Di nuovi effettivamente, ce ne sono molti. Insomma è difficile seguire tutti e tutto.
Probabilmente per fare fronte a questo andirivieni, da qualche giorno nella suburra portoferraiese sta circolando la voce che qualche “indeciso” stia organizzando un gruppo per chiedere a tutti i candidati sindaci poche, semplici domande ed in base alle loro risposte decidere chi votare.
So che lunedì prossimo presso il teatro dei Vigilanti ci sarà un incontro con tutti i candidati ed io spero di vedere in quell’occasione il teatro stracolmo, altrimenti non ha senso poi lamentarsi sulle panchine o al bar. Ma spero di sentire dai candidati non solo promesse, ma piani di lavoro programmati, realisticamente fattibili, piccole grandi cose importanti per la vita dei cittadini, per dare ai propri compaesani una vita più facile e scorrevole.
Io vengo da una famiglia strana, stranamente composita ma con quelli che oggi si chiamerebbero ideali condivisi. Mio nonno materno, comasco e socialista, fu prima tipografo a Milano e nella tipografia abusivamente stampavano i volantini antifascisti, e per toglierlo dalla cella dove via via lo mettevano, mia nonna ha subito di tutto. Poi con altri si è trasformato in “spallone” facendo da guida sui sentieri alpini agli ebrei che scappavano dalle leggi razziali, ma anche a chi portava in salvo in Svizzera i propri averi, ed infine è stato partigiano.
Il nonno paterno –elbano- ai militari che gli avevano requisito il mulino, impedì loro l’accesso dal portone e li costrinse ad accedere al piano superiore dove avevano stabilito una sorta di alloggiamento, dalle finestre tramite scale a pioli.
I nonni di mio marito, livornesi, filomonarchici con qualche camicia nera , non esitarono un attimo al momento che furono emanate le leggi razziali, a nascondere in casa una famiglia di ebrei,
proteggendo la loro vita ma mettendo a rischio la propria.
Mio padre per tutta la vita votò per il movimento sociale di Almirante e la sua vita e conseguentemente quella di noi figli e di nostra madre, fu di una coerenza disarmante.
Un esempio per tutto. Faceva l’insegnante e non ha mai dato ripetizioni a pagamento men che meno al nero. E Dio solo sa quanto qualche soldo in più ci avrebbe fatto comodo. Secondo lui la scuola doveva sempre e comunque assolvere al dovere di Insegnare, dove l’insegnamento primo è quello verso la vita, è quello di mettere in grado i bambini e i ragazzi di poter camminare a testa alta con le proprie gambe, coerentemente con i propri principi e valori, senza scendere a compromessi.
Ecco, è per rispetto a tutte queste persone con idee diverse ma con grandi valori radicati nelle coscienze, che hanno combattuto nel vero senso della parola per dare ai posteri (che siamo noi) un paese democratico, che non mi va che le innumerevoli e troppe riforme partitiche avvenute sino ad oggi, in nome dello sviluppo economico, abbiano fatto scomparire la parola SOCIALE.
Ci hanno fatto credere che Socialismo fosse sinonimo di Comunismo e quindi dovesse scomparire dalla faccia della terra. Ci hanno fatto credere che la crescita economica di pochi avrebbe risolto i problemi di tutto il mondo, invece li ha solo nascosti, spostati un po’ più in là, ripresentandoceli puntualmente ad ogni natale per stimolare la nostra pietà ed estorcerci una miserrima beneficenza di uno o due euro con cui dovremmo pacificare le nostre coscienze, delegando così qualcun altro a mettere pezze a guai ai quali tutti, ma proprio tutti, ogni giorno contribuiamo a peggiorare.
Ecco, lunedì sera io chiedo a chi si vuole sedere su quelle poltrone di mostrare più coerenza, di non scendere a compromessi, di non venderci a stock per trenta denari per un po’ di voti che hanno sempre un secondo fine. Di stimolare nei parlamenti superiori, regione, Roma e Bruxelles un occhio di riguardo per le piccole comunità, persino le statistiche a volte non ci prendono in considerazione perché non facciamo parte di un “target”, non riusciamo neppure ad essere numeri che contano. Altrimenti la nostra sanità e le nostre scuole non sarebbero state spolpate in questo modo.
MARISTELLA GIULIANETTI
Sai Maristella cosa mi è venuto in mente a leggere, con rapita attenzione, questa "storia" che ci hai inviato? Mi è "scappato" da domandarmi quanti, nella infinita schiera di coloro che si propongono come reggitori dei nostri alti e bassi destini, sarebbero in grando di scrivere una pagina come questa (intendo con lo stesso valore espositivo e contenutistico), e siccome sono un po' stronzo mi sono domandato pure quanti tra di loro, dopo averla letta, saprebbero dimostrare di averla capita. Certamente non tutti, almeno a leggere talune boriose autopromozioni naviganti tra il festival dell'ovvio e la fiera del vilipendio della lingua italiana. Ma soprattutto mi sono chiesto quanti siano quelli contigui ai semplici ed enormemente concreti "valori" che punteggiavano il tuo racconto di vita. Vedi Maristella, certe volte, specie quando di incazzo, davanti alle meschinità che questo posto non ci risparmia, mi viene da dire e da scrivere che ogni comunità ha i governanti che si merita. Stanotte voglio "capiculare" (rovesciare, per i foresti), in termini di speranza, il ragionamento. Spero che chi vada a governare il mio paese (e oltre) si meriti di avere un'elettrice come Maristella.