C'è un tratto comune negli autocrati di tutte le epoche e di tutti i luoghi del pianeta: la maniacale fissazione di celebrarsi, lasciando a contemporanei e posteri le cosiddette "opere del regime", grandi costruzioni, modificazioni del paesaggio.
Talvolta questi interventi si inseriscono nella storia umana come testimonianze del bello, del moderno, del funzionale, del colto, ma, nella stragrande maggioranza dei casi, ci si trova in presenza del sonno della ragione che genera mostri ed eco-mostri.
E l'autocrate è pronto a difendere perfino con ferocia le sue "creature", a riversare le sue meschinità sugli oppositori, sindacando sui titoli e sulle competenze altrui e non disponendone affatto, non peritandosi di brigare lontano dalla luce del sole, di negarsi alla pubblica discussione, accusando poi il prossimo, anzi i prossimi, di praticare la menzogna, la non trasparenza, il complotto, perfino la disonestà intellettuale.
Su Marciana Marina grava la pesante minaccia di un porto-monstre: un'assurda colata di cemento destinata a devastare nei secoli il lungomare marinese, a cancellare per sempre uno degli scorci paesaggistici di maggior pregio dell'Elba e del Tirreno.
E a pensarla così non sono solo i "soliti" ambientalisti scaciati, i "soliti" oppositori paesani, dipinti dal capo-condomino-orgoglione, come gentucola invidiosa della magnificenza sua, perché, che quel progetto rischia di concretizzarsi in un immondo stravolgente ed incontrovertibile troiaio, se ne sono accorti pure i sassi.
No, ora ad affermarlo, a provare un senso di ripulsa verso il pericolo "vulnus" portuale, insieme ai paesani, sono studiosi veri, associazioni nazionali di difesa del paesaggio e del territorio, testate (nazionali) di non discutibile prestigio, tutta gente che non si oppone certo ad adeguamenti funzionali rispettosi del paesaggio, ma che non ha intenzione alcuna di farsi prendere per i fondelli da politici e burocrati compiacenti d'accatto.
Ma quello che ha più mandato in bestia il Capataz è in fondo una minima cosa: una mostra in cui sono stati ordinati i disegni del nuovo porto di Dubai-Marciana Marina, minima certo, ma che è visitata da una ininterrotta teoria di marinesi (in grande parte già elettori dell'ex-giovane ormai ingrigito di cui sopra) e turisti (la benzina dell'economia marinese) che vanno ad ingrossare le fila del Comitato contro quel Porto, ed esternano a parole o per scritto il loro disappunto.
Tanto gli frizzava che l'altro giorno, non ce l'ha fatta più, il Grande Illuminato, a snobbare quella piccola cosa ospitata in un locale della piazzetta non distante dal Moletto del Pesce, è sbottato e si è presentato "pirsunalmente di pirsuna", non mancando di dare, con finezza e stentorea voce, ad una signora colà presente, di "bugiarda" e di - appunto - intellettualmente disonesta.
Hanno incominciato a perdere, lui e il suo porto.