Cara Giovanna,
cominciate ad essere un po’ troppi a lasciarci, e ogni volta, anche se per un po’ di tempo non ci siamo visti o sentiti, mi capita di tornare indietro, ai tempi delle infinite chiacchierate. Parlavi dei tuoi alunni come fossero tutti figli tuoi, col medesimo trasporto, con quello di una maestra fuori dal professionale e più prossimo al familiare, magari molto più educativo di quanto il Ministero indichi con i suoi protocolli, circolari… e altre algide formalità.
Ascoltandoti mi sono spesso trovato a pensare che trascrivendo i tuoi monologhi che salivano dal cuore per direttissima, senza filtri mentali, avremmo potuto ogni volta buttare giù due o tre capitoli di quella straordinaria antologia che è stata la tua vita. Bimbi, animali e ambiente, le tue grandi passioni alle quali avevi aggiunto l’interesse per la geologia da quando – l’avevo capito – per frenare quelle eruzioni di parole che erano il tuo “essere Giovanna”, portavo l’argomento sulla Terra e i suoi “derivati”, tra cui rocce, alberi e infine noi tra i tanti altri animali. Da quel punto in poi aprivi al dialogo, non c’era altro modo: domande, risposte, interpretazioni che con te diventavano viaggi.
Ricordo quella volta che, per rispondere ad una tua domanda a tema geo, colsi l’occasione e allungai un po’ oltre il necessario, forse mutuando dal tuo stile e sapendo che con te potevo giocare in casa, e alla fine la tua conclusione fu che se fossi stato messo nelle condizioni, non avrei insegnato la geologia ma l’avrei raccontata: una trasposizione empatica del mio rapporto con la passione per quella scienza nel tuo credo nei bimbi.
Parlavi di tutto, di Pianosa, del tuo Forte Focardo, di Costantino… e una volta mi invitasti a farti visita nella tua seicentesca fortificazione costiera che era diventata il tuo eremo, e portare mia moglie e i miei ragazzi che al tempo erano piccoli. Caso volle che proprio quel giorno, dal faro, avvistammo una balena che poco distante colse la nostra attenzione col suo potente soffio. La mia macchinetta fotografica di quel tempo fu lesta però non mi consentì di fare quel grande scatto che mi sarebbe piaciuto, ma la ricordo come averla a video, ora che ti scrivo questo saluto. E ricordo ancora di più come quel giorno il tuo sguardo fosse concentrato per un secondo sulla balena e per il maggior tempo sugli occhi stralunati e increduli dei miei bimbi.
Buon vento Giovanna
Nicola