Caro Sergio,
ho letto con attenzione le riflessioni dell'amico Franco Cambi e vorrei provare ad aggiungere, ma anche confutare, qualche passaggio. (scusate la lunghezza del pippettone, ma mi è venuto così).
La principale lamentela mi pare sia relativa all'enorme traffico veicolare, anche pesante, che necessariamente "soffoca" Portoferraio in quanto centro di arrivo e partenza di quasi tutte le navi addette al trasporto di passeggeri e merci, a cui va aggiunto quello derivante dal fatto che essendo l'unica "città" dell'isola, concentra di fatto quasi la metà dei residenti "reali", e gran parte degli uffici pubblici e professionali, dei grandi supermercati, negozi e magazzini all'ingrosso, ospedale, centri sanitari, studi medici ecc. Ma Portoferraio è anche un centro turistico, col centro storico che per quanto poco curato ospita attrazioni rilevanti, dalle Mura al Forte Inglese, dalla residenza napoleonica a svariati musei. E poi ci sono le spiagge: Le Ghiaie, Sansone, Capo bianco…
Tutto assolutamente vero. Ma se Franco dice "soluzioni non ne ho", e preventivamente mette le mani avanti rispetto ai "consueti sviluppisti", e quindi alle uniche possibili alternative, credo che nemmeno il miglior urbanista del mondo potrebbe proporre qualsivoglia miglioria.
Iniziamo dal porto, definito "troppo piccolo". Non ricordo quando sia stato allargato il piazzale davanti al grattacielo, ma più o meno parliamo di 25/30 anni fa. La cosa curiosa è che, dati alla mano, nei primi anni 2000 l'Isola ospitava annualmente almeno 100.000 turisti in più. Probabilmente il traffico era ancora maggiore, ma internet era agli albori, e forse le lamentele rimanevano nei bar. Evidentemente, oggi è più facile protestare (giustamente, per carità), ma quali sono le possibili alternative? Purtroppo, temo che, a meno di non stabilire un salviniano "blocco navale", eliminando la sola fonte di reddito dell'isola, o "trasferendo altrove" il porto commerciale svincolandolo dal centro cittadino (enormi moli a San Giovanni? Mah... dubito che a Legambiente piacerebbe...) non si possa evitare il tanto temuto "consumo di suolo", magari riducendolo al minimo indispensabile (butto lì delle ipotesi, non so se e quanto realizzabili):
- rivedere la viabilità destinata al porto, magari trovando il modo di realizzare uno "stradone" dedicato; ampliare e ammodernare le principali vie di comunicazione, evitando che al minimo intervento di manutenzione si creino code infinite;
- "allargare" la città, con grandi parcheggi di scambio da cui far partire un efficiente servizio di mezzi pubblici per spiagge e centro storico;
- favorire il decentramento e l'accorpamento in zone periferiche dei principali uffici pubblici e privati: comunali, provinciali, commercialisti, avvocati, medici, assicurazioni, studi tecnici ecc.
Probabilmente sono solo soluzioni palliative (sempre ammesso siano fattibili), ma sinceramente non vedo altre possibilità. Qualcuno tirerà di nuovo in ballo l'alternativa aerea... ma se ne faccia una ragione: una sola nave trasporta da 500 a 1000 passeggeri a costi (diciamo) contenuti. Un ipotetico aereo in un ipotetico aeroporto al massimo 1/10, con costi inversamente proporzionali. Quindi, non ci restano che le navi. Che magari, sarebbe bene non emettessero alcun "vistoso pennacchio di fumo nero", ma evidentemente, se nessuno interviene, sarà legale così.
Passiamo alla parte sull'"economia turistica selvaggia" e su chi “bisogna fa’ veni’ più gente”. L'economia turistica non ha niente di selvaggio. Si basa solo sulla domanda e sull'offerta. Funziona così ovunque. E l'Elba è abbastanza proporzionata: praticamente tutte le strutture ricettive "ufficiali" hanno più di 40 anni, e accolgono meno del 50% dei turisti. Oltre metà del territorio è tutelato dal Parco, e pure il resto è di fatto super-vincolato: dai tempi dei famigerati PEEP di Campo e Rio, mi pare che le nuove costruzioni e in generale la "cementificazione" sia fortunatamente estremamente limitata. E, come ho detto, negli ultimi 20 anni abbiamo perso "almeno" 100.000 arrivi e 500.000 presenze. Ci sta quindi che a qualcuno possa far piacere - più che "far veni' più gente" - ritornare a un'occupazione maggiore rispetto all'attuale. Il problema è che i tempi cambiano. Le scolaresche che affollavano aprile e maggio (oltre a essere numericamente diminuite, non dimentichiamoci del calo demografico) scelgono dove andare in modo autonomo. E allo stesso prezzo di un pullman che li porterebbe a vedere i mughetti del Perone e i baldacchini napoleonici, se ne vanno a Praga o Barcellona in aereo: discoteche e canna libera! Stesso discorso per gli storici "gruppi terza età" che venivano a fare il w/e e alla sera volevano il liscio: oggi, qualunque settantenne se ne va a Sharm o a Tenerife, 400€ tutto incluso, 28 gradi e via andare. Gli stranieri? In parte li abbiamo mantenuti. Ma pensare di essere l'unico posto dove fare escursioni outdoor a piedi o in bici quando ci sono migliaia di località oggettivamente altrettanto belle ma infinitamente più curate e organizzate è solo da presuntuosi. E quindi, niente destagionalizzazione. E attenzione, perché molte delle presenze si sono perse in piena estate. Scomparsi i giovani (basta contare le discoteche), non sufficientemente rimpiazzati dalle famiglie (basta vedere la chiusura di tutte le attrazioni: Elbaland, Amadeus, Laconpark).
E poi: il turismo è davvero il male assoluto, che "abbaglia con profitti (privati), nasconde il dilagante precariato nel lavoro, degrada l'ambiente e lo sviluppo culturale con consumo di suolo, nullificazione degli spazi pubblici, assenza di ascensore sociale ed economico"?
Beh: i profitti privati sono abbastanza ben redistribuiti (per quanto possibile in un Paese ad economia capitalistica). Come detto, oltre il 50% dei turisti alloggia in abitazioni private a locazione breve. E se sicuramente qualcuno magari dispone di 20 appartamenti, la maggior parte delle famiglie "imprenditrici" si accontenta di uno/due bilocali. Le tasse e i balzelli, in gran parte comunali, vanno a beneficio di tutti, specie dei cittadini meno abbienti, che godono del vantaggio di avere chi paga - per dire - la spazzatura prodotta in sei mesi come chi la produce tutto l'anno. Sul precariato del lavoro ci andrei cauto: basta leggere le offerte di lavoro annuali e a tempo indeterminato per vedere che nella realtà sono molte di più le aziende che cercano personale che non i disoccupati che non trovano collocazione. L'ambiente degradato? Forse, più che al turismo, imputerei le colpe alla mancata manutenzione degli Enti preposti... Certo, qualche turista maleducato che lancia la lattina dal finestrino ci sarà anche, ma le decine di discariche di inerti disperse fra i buscioni a bordo strada temo siano di provenienza assolutamente autoctona. Lo sviluppo culturale? Proprio grazie alla valenza turistica, abbiamo decine di eventi di ogni genere, finanziati sia dal pubblico (con i soldi dei turisti) sia dai privati. Quante iniziative culturali vengono promosse in inverno e quante "in stagione"? "Assenza di ascensore sociale ed economico"? Ma come, sono praticamente sparite tutte le squadrette di calcio perché i giovani vanno quasi tutti all'Università! Ecco, magari se studiassero Medicina non saremmo senza Pediatri o Oncologi, certo che con una triennale in "scienza dell'alimentazione del coniglio nano del Bosforo" le opportunità di lavoro non sono magari eccessive. E non dimentichiamo che proprio il turismo consente - a chi ha voglia e capacità - di passare velocemente da lavapiatti a Chef da 3000€/mese, o da aiuto-bar a gestore del proprio baretto alla moda.
E poi, parlando chiaramente: esiste un'alternativa al turismo? Impiantiamo fabbriche metallurgiche? Torniamo a coltivare la terra coi somari? Ci diamo alla caccia al cinghiale?
Mah. Del resto, come Franco e come Bennato, "io soluzioni non ne ho".
Yuri Tiberto