Se un personaggio come Adriano Celentano vivesse, assieme ai capoliveresi originari ed acquisiti, quelle due settimane necessarie alla preparazione e svolgimento dell'evento della Festa dell'Uva probabilmente a fine esperienza il suo schietto e sintetico commento sarebbe:
“La Festa dell'Uva di Capoliveri è Rock!”.
E' un evento relativamente “giovane” e allo stesso tempo tra i più longevi ed acclamati in Toscana (quest'anno siamo alla XIX° edizione) che riesce anno dopo anno a sorprendere chiunque, facendo calare organizzatori e partecipanti in una dimensione unica sia per profondità e spessore dei temi scelti che per le dinamiche relazionali e di socializzazione che man mano vengono a costruirsi durante il percorso.
In quei giorni si viene avvolti da uno spirito ancestrale, una energia magica dove il tempo e lo spazio rimangono sospesi e dove idealmente si vorrebbe rimanere per sempre; e il tutto che si svolge tra le suggestive strette vie e piazzette della moderna ma antichissima Capoliveri e le campagne del circondario; tutto a cielo aperto.
Definire Capoliveri durante il periodo della Festa dell'Uva un centro attivo di cultura, un teatro a cielo aperto unico al mondo nel suo genere non credo sia esagerazione ma semplice constatazione.
Gli elementi straordinari stanno nella rievocazione di fatti realmente accaduti a Capoliveri e all'Elba affrontata dai figuranti in maniera rigorosa, professionale, passionale, e nella competizione tra i quattro Rioni che con l'esperienza degli anni precedenti ogni volta tentano di vincere il simbolico premio custodendolo fino all'anno successivo: la statua del Bacco
Giorno dopo giorno, nottata dopo nottata, l'idea che era solo sulle carte o nelle menti prende forma: Capoliveri cambia aspetto, così come cambia il clima del paese dove nel bene e nel male si parla solo della Festa dell'Uva.
Una festa che porta chi vi partecipa e ancor di più chi è nei Rioni a lavorare , con privilegio e naturalezza, a varcare una sorta di porta invisibile che svela ed invita ad una Capoliveri ancora più vera, intima,solidale, affascinante, dove i sensi vitali si arricchiscono nel vedere e toccare strumenti di lavoro e manufatti antichi che improvvisamente riprendono un loro posto e una loro precisa funzione; nel sentire gli odori forti della terra, del fieno, dell'uva, dello sterco degli animali, del sudore della fatica del lavoro nei campi; nell'ascoltare quella caratteristica e originale “parlata capoliverese” fatta di aneddoti che emergono dal lontano passato perdendosi nei ricordi e accadimenti di una comunità millenaria che ha costruito la sua forte identità attraverso un passato molte volte duro e sofferto.
Capoliveri durante la Festa dell’Uva può essere paragonata ad una grande struttura organizzativa simile alle produzioni teatrali o cinematografiche , con precise regole e tempi stabiliti per essere “competitivi” in quei fatidici minuti dove la Giuria selezionata esprimerà il verdetto finale.
Tutto parte durante il periodo invernale quando viene individuato a discrezione del Rione un tema storico o contemporaneo che abbia riscontro in fonti certe e un legame con le varie tecniche di trasformazione dell'uva in vino e prodotti derivati; a volte la ricerca si avventura nel mito e nella leggenda dove il “ricordo” è tramandato oralmente, ridonando al paese e agli ospiti pezzi di cultura popolare vissuti che raramente si trovano nei libri e che sembravano ormai persi.
Tutto lo sforzo di un anno si catalizza nelle tre giornate dedicate alle gare e che hanno il suo culmine la domenica con la tanto attesa rappresentazione dei temi all'interno dei Rioni: in quei 20/25 minuti si compie il miracolo della Festa dell'Uva.
I figuranti in quei momenti interminabili nemmeno sono più attori che interpretano una parte studiata ma veri e propri “medium” che manifestano come in trance fatti realmente accaduti che hanno lasciato un segno nella storia o nell'immaginario collettivo; si entra così a fondo nei propri ruoli nel rievocare i fatti al punto da far liberare nei presenti emotività che si manifestano con lacrime o sane risate.....come in teatro o al cinema e succede tutti gli anni!
Chi ha la fortuna e il coraggio di condividere dall’inizio l’organizzazione e la preparazione della “FESTA” esce cambiato da questa forte esperienza umana, sicuramente più ricco viste le molte cose che si imparano attraverso le ricerche storiche e i tentativi di aspirare alla fedeltà dei fatti e per le molte difficoltà da superare per l'ottenimento di un grande risultato complessivo.
Con pochi accorgimenti tecnici e piccoli aggiustamenti nel regolamento questo grande evento, che oramai è divenuto indispensabile e necessario per Capoliveri ma direi per tutto un marchio “made in italy” basato su turismo e cultura, può solo crescere e trovare una sua definitiva e più giusta collocazione.
Quest’anno purtroppo sarò assente per una serie di motivazioni che mi portano proprio in quel periodo lontano dall'Elba e approfitto con questo intervento per fare un grande in bocca al lupo al mio Rione di appartenenza (La Torre), al Fosso, alla Fortezza, al Baluardo.
Un grazie all'Associazione Culturale Giuseppe Verdi che nella persona di Claudia Signorini e dei suoi Consiglieri hanno saputo mantenere una eccezionale qualità e serietà dell'evento.
E un grazie a tutti i “capoliveresi” che permettono a questa festa di esistere e di conseguenza a far esistere una inconfondibile e ricercata Capoliveri.
La Festa dell'Uva è ROCK!
Gian Carlo Diversi