L'Asl deve cercare di abbattere le liste d'attesa nella sanità impegnandosi ancor di più nel rafforzamento del sistema pubblico e non strizzando l'occhio al privato. Le notizie circolate a mezzo stampa in queste ore però ci preoccupano non poco. Sembra che la direzione dell'Asl stia mettendo a disposizione di alcune strutture private convenzionate i propri professionisti per invogliare i cittadini ancora in lista d'attesa a rivolgersi a tali realtà. Tutto ciò è inconcepibile. La decisione dell'azienda potrebbe oltretutto avere contraccolpi negativi importanti anche in relazione al mantenimento delle specialistiche negli ospedali periferici e in relazione alla costruzione del budget di spesa affidato ogni anno ai vari dipartimenti. Il comportamento dell'Asl è inammissibile anche perchè avvenuto in maniera unilaterale. Senza contare che proprio in tema delle liste d'attesa esistono accordi che prevedono un confronto con le organizzazioni sindacali. Il passo dell'Asl – è bene precisarlo – è inoltre da considerarsi non in linea a quanto previsto dalla delibera regionale. Essa prevede infatti che nel privato non si possano eseguire interventi di natura complessa come ad esempio quelli riguardanti le protesi dell'anca. Neanche l'intervento di dipendenti pubblici in strutture private è previsto.
Da parte dell'azienda serve un'inversione di rotta. I dati in nostro possesso ci confermano che gli ospedali periferici di Cecina e Piombino possono ancora dare un contributo importante per l'abbattimento delle liste d'attesa: le loro sale operatorie non vengono infatti sfruttate per tutta loro disponibilità. Il problema è invece la mancanza di professionisti: il nostro territorio infatti sconta numeri molto piu bassi di altre realtà. Perchè dunque invece di inviare i medici locali al San Camillo non si inviano in tali strutture dove oltretutto in caso di difficoltà sono presenti sale di rianimazione? Chiediamo dunque all'Asl di inviare personale in queste strutture pubbliche per poter soddisfare la domanda dei cittadini. Bisogna a tal proposito sottolineare che la stessa Fp-Cgil ha recentemente aperto lo stato d'agitazione proprio per denunciare la carenza di medici e gli elevati carichi di lavoro affidati al personale presente: è proprio a causa delle mancate risposte da parte dell'azienda che lo stato d'agitazione resta aperto.
Ci auguriamo dunque che l'Asl faccia un passo indietro e riveda le proprie scelte. In caso contrario annunciamo che a partire dalla prossima settimana siamo pronti a lanciare iniziative di protesta a tutela della sanità pubblica e dei cittadini.
Monica Cavallini,
vicesegretaria generale Cgil provincia di Livorno