Lettera aperta di don Sergio Trespi, parroco del Duomo di Portoferraio, indirizzata a tutti i fedeli, visto il particolare momento che la comunità cristiana sta vivendo.
Cari parrocchiani,
il momento che stiamo vivendo ci tiene separati fisicamente, ma non nello spirito.
Ogni sera, celebrando la Santa Messa, ricordo tutti indistintamente al Signore.
Giovedì 19 marzo ricorre la solennità di San Giuseppe, sposo della Beata Vergine Maria e custode della Santa Famiglia.
Purtroppo non potremo celebrarlo nel migliore dei modi, ma nulla potrà impedire la nostra vicinanza nella preghiera.
Perciò siamo invitati dalla Conferenza Episcopale Italiana a celebrare nelle nostre famiglie un momento di preghiera: la recita del Santo Rosario (i misteri della luce) alle ore 21.00 del giorno 19 marzo, esponendo alla finestra un drappo bianco o accendendo un lume.
Questo non è un rito propiziatorio o un esorcismo, ma è un segno che indica comunione, vicinanza, è segno che in quella famiglia si prega.
Il rosario crea comunità, è quella dolce catena che ci riannoda a Dio.
E' vincolo di amore che ci unisce agli angeli, torre di salvezza negli assalti dell'inferno, porto sicuro nel comune naufragio.
In questo triste momento ci affidiamo alla protezione della Vergine Maria che è l'onnipotente per grazia, noi che le fummo affidati per testamento del figlio Gesù.
Giovedì sera alle 21.00 suonerò le campane, come segno di unione delle nostre famiglie nella preghiera.
Preghiera di intercessione, di fratellanza e di meditazione di valori che in questi ultimi anni abbiamo messo un po' in disparte.
I cristiani del III secolo invocavano la Madonna così:
"Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
Santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche
di noi che siamo nella prova
e liberaci da ogni pericolo
o Vergine gloriosa e benedetta".
Intercedendo la Santa Madre di Dio, San Cristino nostro patrono, invoco su ogni famiglia la benedizione del Signore.
Don Sergio