Questa storia doveva esser stata scritta qualche mese fa, all’epoca della prima scomparsa e del suo particolare ritrovamento. Ritengo ora di doverne condividere gli aspetti che, seppur a tratti assurdi e vagamente misteriosi, stanno causando un grande dolore alla nostra famiglia, in primis ai nostri figli.
La decisione di far entrare Nero nella nostra famiglia non è stata semplice; noi adulti avevamo ben chiara la gioia che l’ingresso di un nuovo animale domestico porta, ma ne avevamo chiarissime anche le responsabilità e l’impegno. Tuttavia ci siamo fatti convincere da un evento eccezionale: Nero proveniva dalla cucciolata della migliore amica di mia figlia dodicenne, e con questo “trasferimento di proprietà” la loro amicizia otteneva un sigillo importantissimo.
Nero, simbolo della vera amicizia in un epoca di passioni tristi e rapporti fragili, si è ambientato subito alla vita domestica, complice il caldo, si parla infatti dell’agosto 2019, il giardino ed una cagna estremamente inclusiva e un po’ vecchietta.
Occorre fare un salto di qualche mese ed omettere per scorrevolezza e riservatezza qualche dettaglio, fatto sta che Nero sparisce i primi giorni dell’anno per ricomparire alla ringhiera di confine, sabato 25 gennaio, CASTRATO da massimo un giorno ed in buona salute. È ancora ben visibile la caratteristica rasatura sulla zampa di un accesso venoso e il caratteristico nodino ai testicoli.
Contatto tutti i veterinari dell’Isola, ma nessuno purtroppo riconosce la paternità dell’intervento e non ho motivo di non credere a questi professionisti; “l’intervento sembra essere stato fatto in clandestinità o forse fuori dall’Elba, con una tecnica peraltro in disuso da diversi decenni” questa è l’estrema sintesi di ciò che mi viene detto dai veterinari consultati.
Contemporaneamente contatto alcune persone afferenti un’associazione animalista per capire se Nero possa essere stato erroneamente scambiato per un gatto randagio e quindi castrato ma la risposta è negativa: non sterilizzano i maschi. Anche qui tralascio alcuni dettagli, ma ringrazio queste persone che mi hanno dedicato tempo e soprattutto mi hanno sostenuta in questa strana e a tratti snervante ricerca.
Tutto è bene quel che finisce bene, ci prendiamo cura del gatto tenendolo un mese chiuso in casa fino a che non ci rendiamo conto che questo non è il desiderio della bestiola, che inizia a lamentarsi alla finestra e reclama il desiderio di tornare a fare la vita alla quale era abituato: vivere in giardino, arrampicarsi sugli albero, dare noia al cane, cacciare le lucertole.
Decidiamo di darci una seconda possibilità, perché i primi a non volerlo “liberare” siamo noi, soprattutto la bimba che ne teme una nuova sparizione; non abbiamo paura che il gatto finisca sotto una macchina data la vicinanza della strada: il gatto per strada non ci è mai andato, ha sempre girellato nei dintorni in un raggio massimo di 50 metri.
Nero si ambienta abbastanza rapidamente alla sua libertà ritrovata entrando ed uscendo di casa più volte al giorno e restando la notte sempre in casa, vagando di letto in letto la mattina appena sente la prima parola pronunciata. Nero è un gatto docilissimo, si fa prendere in braccio da tutti e corre per la casa dietro le palline inventate dai bambini con i fili di lana come nelle pubblicità.
Tutta questa lunga storia per dirvi che venerdì 13 marzo alle ore 16 è stata l’ultima volta che ho visto Nero. Seduta sul piazzale di casa, raccontavo per telefono alla prima “mamma” di Nero come era diventato bello e che avevo visto un gatto simile a lui la mattina prima mentre facevo una passeggiata con il cane ma sapevo che non potevano essere fratelli perché, pur coincidendo le età quest’altro gattino nero aveva una sorella tigrata. Insomma discorsi banali, come tanti se ne fanno sui figli, sul lavoro, sulla vita. Come tanti ne facciamo in più ora che siamo costretti un questa sorta di necessaria quarantena semi-volontaria.
Nero è scomparso da venerdì e non c’è traccia di lui nel giro di un chilometro; invane le brevi passeggiate svolte a turno dai miei familiari per cercarlo ovunque, persino nei fossi. Mia figlia piange lacrime inconsolabili, perché oltre che questa clausura sente l’impotenza di non poter andare per strada come fece l’altra volta, quando fu lei a ritrovarlo alla ringhiera.
Sono convinta che Nero sia accudito da una famiglia, in casa, che lo ha erroneamente scambiato per un gatto randagio, probabilmente la stessa che lo ha fatto sterilizzare due mesi fa. Ecco a questa famiglia vorrei dire di lasciare che il gatto torni a casa sua, a scaldare i piedini dei nostri bimbi e a rallegrare le loro giornate, a godersi il suo grande giardino e le sua casa.
Nero una casa ce l’ha già, lasciate che torni.
Per completezza, abitiamo a Portoferraio sulla provinciale, sotto strada poco, qualche metro dopo l’incrocio per Val Carene.
Linda Del Bono