Tra le tante cose che ci chiede l’Europa ci sono anche le aree protette riconducibili in vario modo a Rete Natura 2000 e ai diversi siti, sic, Zps molti dei quali si trovano all’interno dei nostri parchi nazionali e regionali. Siti che operano a terra e a mare, in aree umide, fluviali,lacuali, agricole, montane, collinari. Generalmente in Europa e anche in Italia riguardano significative percentuali di territorio protetto che si aggiunge e spesso si integra e raccorda con quello vincolato dalla legge quadro 394 e dalle leggi regionali.
Nel momento in cui il Commissario UE per l’ambiente Janez Potocnik giunto a fine del suo mandato sta per lasciare il posto ad un suo successore vale la pena di richiamare l’ultimo numero di ‘Natura 2000’ la rivista della Commissione europea dedicata alle ‘Nuove opportunità di finanziamento per la biodiversità in Europa’. Come vedremo tra i tanti progetti e piani del Premio Natura 2000 rientrano praticamente tutti gli aspetti che interessano oggi le aree protette dalla natura al paesaggio, dall’agricoltura al suolo, dal mare ai fiumi.
Il Premio Natura 2000 in questo primo anno ha riguardato 163 domande nelle cinque categorie del premio –conservazione, benefici socio-economici, comunicazione, conciliare interessi/percezioni, networking e cooperazione transfrontaliera. Sono stati selezionati 22 finalisti. A maggio 5 sono stati premiati in una solenne cerimonia a Bruxelles.
L’Italia figura una volta con Montecristo, l’sola più grande del Mediterraneo che si libera dei ratti alieni invasivi. In compenso come sappiamo figuriamo di più quando si passa alle infrazioni dove spesso paghiamo dazio salato.
Risalta nel complesso una novità e cioè lo sforzo indirizzato ad una sempre maggiore mappatura e valutazione degli ecosistemi; agro-ecosistemi, ecosistemi d’acqua dolce ed ecosistemi marini.
Il tutto sulla base di una maggiore raccolta e utilizzazione dei dati relativi allo stato di conservazione per valutare appunto la condizione degli ecosistemi.
Per quanto ci riguarda proprio qui casca l’asino sia con i fondi comunitari che soprattutto al sud non riusciamo ad utilizzare se non in minima misura perché i nostri progetti sono spesso cestinati sia e non di meno con i piani dei parchi specie nazionali che peggio non potrebbero stare. Non può perciò sorprendere la nostra persistente difficoltà a fronteggiare adeguatamente le nuove potenzialità europee di cui altri paesi sanno avvalersi assai di più e meglio.
Vorrei fare al riguardo un solo esempio; gli ecosistemi marini. Noi a differenza di altri paesi disponiamo del santuario dei cetacei che coinvolge con tre nostre regioni la Francia e Montecarlo. Quali condizioni migliori anche normative perché Toscana, Liguria e Sardegna in rapporto con Francia e Montecarlo predispongano progetti comuni tanto più che noi gestiamo la sede di Genova con una Cabina di regia ministeriale. Ma risulta qualcuno che stia facendo qualcosa a Roma e a Genova con le regioni e le aree protette interessate; parchi nazionali, regionali, siti vari?
In questi giorno si è tornati a parlarne per il disastro della Concordia non sarebbe l’ora di riparlarne anche per il resto?
La Toscana può e deve dare un suo attivo contributo come ha già fatto in altre occasioni e lo potrà fare a metà novembre nell’incontro ministeriale previsto a Livorno.
Renzo Moschini