Apparecchiature di ultima generazione e nuovo personale per migliorare quantità e qualità delle prestazioni diagnostiche: sono solo due delle misure messe in campo dall’USL 6 per ridurre i tempi di attesa delle circa 25mila mammografie, tra esami di screening e richieste da Cup, assicurate ogni anno a livello aziendale.
“Si tratta di una quantità – spiega Andrea Bardelli, responsabile della sezione dipartimentale di Senologia – con pochi uguali a livello regionale, anche se certamente possiamo fare di più. Per questo, ad esempio, è in corso l’acquisizione di un nuovo mammografo digitale che andrà nelle prossime settimane ad arricchire la strumentazione a disposizione dell’ospedale di Cecina. Per Livorno poi, è in corso la valutazione per l’acquisizione di una nuova macchina che possa effettuare la cosiddetta “tomosintesi” e che permetterebbe uno studio mammografico più approfondito anche per i seni densi e quindi più difficilmente valutabili. Le nuove macchine lavorano direttamente in digitale permettendo non solo una qualità migliore delle immagini acquisite, ma anche una riduzione dei tempi di acquisizione e quindi una minore esposizione ai raggi a carico delle pazienti”.
Per sfruttare al meglio quanto messo a disposizione delle nuove apparecchiature sono già stati predisposti, inoltre, gli atti necessari per l’acquisizione dei radiologi. “In particolare – dice Nicola Mazzuca, direttore del Dipartimento dei Servizi dell’Azienda USL 6 – abbiamo già inserito in servizio un radiologo a Piombino, mentre un altro ancora entrerà nelle prossime settimane nella stessa sede andando a coprire il posto che era rimasto vacante a seguito di trasferimenti. L’intera rete, inoltre, potrà beneficiare anche di una acquisizione ex-novo nel presidio ospedaliero di Portoferraio dove verrà destinato un altro radiologo attinto dalla graduatoria già aperta a livello di Area Vasta. Proviamo anche in questo modo a ridurre i tempi di attesa anche se è bene ricordare che quando si sente dire di esami eseguiti a mesi di distanza dalle prenotazioni, vuol dire che questi non sono stati considerati come “urgenti” dal medico proscrittore che altrimenti avrebbe avuto la possibilità di inserirli in percorsi diversi: i pazienti oncologici, ad esempio, hanno iter differenziati e senza attese. Stessa cosa capita, nel caso delle mammografie, per le pazienti cosiddette sintomatiche ovvero che siano mandate a controllo da un medico che abbia rilevato qualcosa di sospetto come un nodulo: anche in questo caso la visita e il controllo radiologico è assicurato in pochi giorni. Le attese di mesi, insomma riguardano solo ed esclusivamente persone senza sintomi, fuori dai percorsi di screening e che quindi sono considerati a bassa urgenza”.