Dunque, non c'è “disegno politico”, né ci sono “interessi di parte”. Almeno queste “scellerate”insinuazioni, tanto per usare categorie culturali a lui care, il sindaco di Campo non se la sente di riproporle. Anche perché, oltre che ridicole e prive di senso, potrebbero essere rovesciate in maniera speculare nei confronti di chi le ha lanciate. Di fatto Segnini si rimangia quello che ha detto ed io non posso che prenderne atto.
Tralasciando alcune amenità , quale quella sul fallimento dell'Unione, avvenuta, guarda caso, proprio per la incapacità dei comuni ad avvalersi di uno strumento unitario; oppure quella sui “discorsi vuoti, propagandistici ed elettorali” attribuiti ai sindaci a lui avversi, ignorando che nel comitato che sostiene il comune unico non c'è neppure uno di quegli amministratori che incautamente e a sproposito chiama in causa; o ancora quella sulle gestioni associate che con scarso senso del ridicolo Segnini rivendica come significative conquiste, quando è a tutti noto che la montagna, a dirla alla Fratini, ha partorito un esangue topolino, visto il diniego di uno dei tre comuni del versante a far parte della compagnia; tralasciando tutto questo ed altro, su cui potremmo anche ritornare, non resta che un solo argomento serio a cui prestare attenzione e cioè quello sulla “indeterminatezza” del progetto e sulle ricadute negative che il progetto avrebbe sui cittadini.
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Dei vantaggi (economici, sociali, culturali) che un comune unico porterebbe agli elbani se ne è parlato molto ed ancora ne parleremo. Non “proclami”, ma dati, fatti, elementi concreti e facilmente dimostrabili. E siamo stati, finora, così “vicini ai cittadini e ai loro bisogni” da ottenere una cosa non facile, quale la firma di oltre un quinto della popolazione attiva dell'isola, gente in carne ed ossa, con un cervello pensante e non “utili idioti”, raggirati e imbrogliati dalle diaboliche menti dei referendari, come qualcuno vorrebbe far credere.
C'è una domanda preliminare che i vari Segnini dovrebbero porsi: l’attuale situazione, così com'è, è in grado di dare le risposte che i cittadini si attendono da chi ha responsabilità di governo locale? E' possibile indicare un solo problema di dimensione comprensoriale che da trent' anni a questa parte e ancor prima sia stato affrontato e risolto in maniera condivisa da tutti e otto i comuni? Ogni giorno la incapacità dei sindaci a trovare soluzioni unitarie crea difficoltà e ritardi fortemente penalizzanti per la vita degli elbani. Per questo, ed anche per quelle “difficoltà e incertezze economiche”, richiamate dallo stesso Segnini , che oggi, più che mai, c'è bisogno di un soggetto unitario, rappresentativo ed autorevole, capace di far fronte alle sfide di un'economia sempre più globale e competitiva.
Già, si dice, ma con quali contenuti, quali passaggi, con quali strumenti realizzare questo obiettivo? La domanda è lecita ma porta con sé la contraddizione di chi, come il Segnini, antepone il predominio della tecnocrazia nella vita sociale, politica ed economica di un paese.
Là dove emerge una sofferenza o un bisogno, la politica interviene per indicare una soluzione, un progetto, un indirizzo che i tecnici e gli specialisti realizzano, come avviene tutti i giorni nei comuni, dove il sindaco, per attuare il programma assunto con gli elettori, si avvale della competenza del segretario comunale e dei responsabili delle aree operative, approvando nuovi regolamenti e adeguando le norme esistenti alle nuove esigenze. I costituenti, tanto per fare un esempio, hanno prima indicato una nuova forma di Stato e poi, conseguentemente, hanno scritto le regole e dato al Paese la Costituzione, passando attraverso un referendum popolare per decidere su Monarchia o Repubblica.
Oggi è a tutti evidente che otto comuni non servono più e che sono sempre più un intralcio ed un ostacolo per il raggiungimento degli obiettivi a cui l'Elba aspira. C'è in campo una proposta, quella del comune unico, altre non ne sono emerse, se non quella di lasciare le cose come stanno. Bene, ora mettiamo le gambe al progetto e cominciamo a discutere su tempi e modi affinché diverse realtà amministrative possano essere unite e integrate, avvalendoci del contributo di tecnici e studiosi della materia .
E' un lavoro complesso, difficile, che ha bisogno anche di un salto di qualità culturale, di coscienza unitaria, di superamento delle arcaiche visioni municipalistiche, che il Comitato ha già avviato.
Altro che proclami, qui si tratta di costruire una nuova figura istituzionale, divenire protagonisti di un cambiamento che può mettere l'Elba, finalmente, nelle condizioni di dire la sua e di farsi rispettare, avere più ascolto e più forza nelle sedi che contano, dove si decide per i nostri diritti e i nostri bisogni.
Se Segnini avesse letto con più attenzione il disegno di legge predisposto dal Comitato, avrebbe rilevato che all'articolo 5 si dice chiaramente che fin quando il Comune unico non si sarà dotato delle “regole” necessarie per lo svolgimento della propria attività, rimarranno in vita quelle vigenti nei territori di competenza dei comuni soppressi.
Gli strumenti urbanistici, i regolamenti edilizi, di igiene, di polizia municipale, quelli che disciplinano la concessione di contributi, l'applicazione della tassa dei rifiuti o dell'Imu e quant'altro, continueranno ad essere validi finché il nuovo Comune non provvederà all'approvazione di nuovi piani e regolamenti.
Continueranno a valere i bilanci preventivi di ogni Comune in attesa del bilancio del Comune unico allo scopo di avere le coperture finanziarie necessarie per garantire la continuità dei servizi o l'esecuzione di determinati lavori.
Quindi non “un salto nel buio”, ma un confronto serio e responsabile, per vincere il referendum e per uscire dai nostri condomini e andare ad abitare in un “palazzo” più grande e solido, capace di reggere alle scosse di una crisi sempre più preoccupante e di dare agli elbani molto più di quel che hanno.