Prima che diventassero amministratori davano l’impressione di condividere con noi, gente comune, gli stessi valori e analoghi interessi.
I Medici, Napoleone, altri personaggi di rilievo e la popolazione tutta hanno regalato a quest’isola una storia di grande spessore.
Ad essa vanno aggiunti la bellezza del mare, il fascino di piccoli borghi e paesaggi assolati, un ambiente sicuro, ridente.
In breve, tutto ciò che piaceva e piace a noi abitanti dell’isola e che attirava frotte di turisti che talvolta sceglievano di restare definitivamente è scomparso, inghiottito da un insipiente apparato politico-burocratico.
Adesso non sono pochi quelli che meditano di lasciare l’Elba.
Perché?
Perché emerge la concreta consapevolezza che ambiente e individui non sono più tutelati. Gli amministratori, raggiunto il sospirato cadreghino, ci si accomodano con grazia e cambiano pelle in maniera camaleontica.
Quando gli isolani invocano migliori servizi, strade senza baratri, cassonetti e fognature meno indecenti, maggior rispetto per la quiete pubblica, traghetti meno costosi e fatti partire in coincidenza con l’orario dei treni, biglietterie ferroviarie disponibili a Piombino e a Campiglia (chissà se l’Onorevole Velo se n’è accorta) e, innanzi tutto una sanità più efficiente, i sindaci e i loro staff latitano bellamente.
Se la totalità dei cittadini invoca la conservazione e il restauro di zone architettonicamente e storicamente importanti, i politicanti in oggetto si comportano all’opposto.
La lista di questi comportamenti antidemocratici e prevaricatori sarebbe lunghissima.
Mi limito a produrre due riflessioni a titolo esemplificativo:
1) Anno per anno, spazi sempre più ampi di spiagge vengono dati in concessione mentre noi, meschinelli, ci troviamo sempre più appiccicati gli uni agli altri, in quella rimanenza di spazio abbandonato e carico di rifiuti del quale non ci hanno ancora derubato.
Noi elbani segnaliamo che una splendida piccola spiaggia, Cala dei Frati, è stata trasformata in proprietà privata, senza rispetto per i diritti della comunità. Ogni anno si fa richiesta d’intervenire per restituirla al pubblico, praticabile a tutti, ma gli amministratori autorizzano nuove “migliorie” e ampliamenti della villa (una grande gru è tuttora visibile dal mare) cosicché i sentieri che scendevano al mare e alla spiaggia rimangono privati.
Reclami e denunzie trovano accoglienza da un auditorio di sordi!
2) Altro furto è quello degli spazi riservati ai passanti. Piazze, marciapiedi e vie sempre più occupati da strutture definite in modo troppo ottimistico mobili, ma che nessuno riuscirà più a far togliere. Una cascata di tavoli, sedie, divanetti, panchine, pedane, vasi di forme e misure diverse che trasformano le vie in gincane mozzafiato.
Uno spettacolo deprimente!
Con questo sistema incivile, di nuovo, si trascurano i diritti delle persone e dell’ambiente.
Dovremo abituarci a camminare in fila indiana? O, per spostarci da una via a una piazza ci vedremo costretti a volare, magari con l’elicottero?
Perché no!
Ormai siamo dotati di una piattaforma che il mondo intero ci invidia!
Il mare, le spiagge, i boschi, le piazze, i marciapiedi e le vie fanno parte di un patrimonio generale e sono appannaggio della collettività.
Sarebbe utile una dose di ragionevolezza e un briciolo di buon senso per scongiurare certe brutture.
Loro, intendo chi ci guida, sono come le tre scimmie: non vedono, non sentono, non parlano.
Affermo che, soprattutto, non pensano!
Molti “furti” sono stati perpetrati a nostro danno, speriamo che non ci rubino lo spirito.
Luciana Gelli