Non c'è che dire, l'ipotesi di andare con la Corsica, ventilata da Fratini, ripropone antiche suggestioni e, per molti versi, appare anche fondata. Con i dirimpettai d'occidente, più vicini a noi di quanto non lo siano Livorno e Grosseto, sono molte le cose che ci uniscono. A parte Napoleone, che in Corsica non pare sia amatoo più di tanto, simili a noi lo sono per spirito d'indipendenza e aspirazioni autonomiste, caratteristiche morfologiche e ambientali, le condizioni peculiari dell 'insularità, il tipo di economia basata essenzialmente sul turismo, affinità linguistiche e lessicali, la stessa origine dei nomi se si considera che il loro eroe nazionale si chiamava Pasquale Paoli e di Paoli, noi all'Elba, ne abbiamo a "coffe" e pure di buona fattura. Se non lo avessero inventato prima i greci, potremmo anche far nostro il motto “stessa faccia, stessa razza”.
Purtroppo la Corsica è territorio francese e non credo, per questo (e per altro), che la cosa sia facile a farsi. Peccato, perché l'idea era tutt'altro che bizzarra e per molti aspetti affascinante.
Tornando, però, con i piedi a terra e parlando più seriamente, è indubbio che, dopo la decisione assunta dal governo Monti di accorpare le province, il problema, per noi elbani, si pone. Il problema, cioè, di dove collocarci dal punto di vista territoriale e istituzionale, tenendo conto delle nostre esigenze e delle condizioni migliori per soddisfarle.
Capisco le perplessità e perfino l'ironia di Fratini quando commenta la mia proposta per una riunione dei sindaci finalizzata ad assumere una posizione univoca e a verificare, per quanto è possibile, un'azione comune con Piombino e la Val di Cornia, visto il cordone ombelicale dei collegamenti marittimi che ci unisce a questo territorio e considerata la loro predilezione, più volte dichiarata, di confluire su Grosseto.
Lo so anch'io, e le ultime dichiarazioni lo confermano, che ancora una volta i sindaci rischiano di presentarsi all'ennesimo appuntamento nelle vesti della solita “armata brancaleone”, ma non vedo altra alternativa, se non quella, peregrina, di lasciare a ciascuno, nell'ambito del proprio minuscolo orticello, la possibilità di individuare la propria provincia e quindi, ancora una volta, subire le scelte degli altri per poi lamentarci delle prepotenze altrui.
Per quanto mi riguarda io ritengo che dovremmo assumere come riferimento le effettive affinità economiche e culturali che non mi sembra possano far prevalere Livorno su Grosseto o viceversa, ma che sicuramente non abbiamo con Lucca o Massa e tanto meno con Siena, a meno che non si prenda per buono il cosiddetto “criterio Simoni”, cioè quello relativo ai “vincoli parentali”.
Unire forse le due province della costa centro-sud con dentro Piombino, la Val di Cornia e l'Elba, mi sembrerebbe la cosa più logica da fare, lasciando Siena con Arezzo, e Pisa dove meglio le aggrada.
Una provincia territorialmente più grande ed estesa ma con funzioni ridotte e più limitate, ancor più giustificherebbe la costituzione del comune unico dell'Isola d'Elba e quello di Piombino-Val di Cornia, che insieme a Cecina, Rosignano e Follonica potrebbero costituire una rete importante di congiunzione dei due capoluoghi ed una forza rappresentativa rilevante per contare di più nei rapporti con le altre istituzioni, a cominciare dalla Regione.
Un sogno? Forse, ma si potrebbe tentare.
Danilo Alessi
Sindaco di Rio nell’Elba