Gli elbani vogliono semplicemente le stesse garanzie e le uguali opportunità dei cittadini che vivono sulla terraferma, vale a dire: «Un sistema sanitario calibrato sulle esigenze di un’isola che raggiunge punte di 300mila presenze giornaliere, quindi uno stop alla sanità mordi e fuggi. In breve, un ospedale che possa contare su medicina interna, chirurgia generale, cardiologia h24, anestesia e rianimazione, ortopedia e traumatologia, ostetricia e ginecologia, neonatologia e pediatria, oncologia e terapia sub-intensiva multidisciplinare, radiologia e laboratorio analisi, immuno-trasfusionale e centro di emodialisi, funzione di endoscopia digestiva h12, e un centro iperbarico. Una continuità territoriale sicura, anche in inverno, nella navigazione e negli attracchi, nei prezzi e negli orari. Nonché un sistema di trasporti coordinato tra nave, treno e autobus, e inoltre il potenziamento del servizio di trasporto interno su gomma. Una continuità didattica dove sia disincentivato l’elevato avvicendamento degli insegnanti, e perciò la stabilizzazione pluriennale del personale scolastico. Il mantenimento dei presidi periferici dello stato: uffici della giustizia e della polizia, della prefettura e della guardia costiera, delle agenzie delle entrate e del territorio». Questo è il quadro delle necessità minime. Alcune di queste, seppure elencate, sono già vigenti. Altre, anche se presenti, rischiano di essere cancellate. Altre ancora sono nel paniere delle nostre rivendicazioni.
Comitato 2.6