Ci sono cose che - anche a voler trovare un solo valido motivo - rimangono nel limbo delle inspiegabili rinunce di quest'isola al rispetto di se stessa.
Tra queste c'e' senza dubbio la strada impervia che ha intrapreso la gestione associata del turismo.
Prima ambita e poi abbandonata, prima sfida essenziale per questo territorio e poi terreno di un disimpegno che non fa onore a chi lo pratica.
Senza parlare della "tassa di sbarco" prima panacea di tutti mali e poi troppo discutibile per essere un'iniziativa attivabile senza il rischio del consenso.
Ma la cosa che mi colpisce di piu' in questa vicenda e' l'impossibilita' di veder crescere un progetto che ci faccia crescere a nostra volta non solo nella coesione ma anche e soprattutto nella professionalita' e in una visione che parli una volta per tutte un'unica voce elbana.
Ed in questo caso - oltre tutto - con l'immensa occasione di avere in campo la disponibilita' e la capacita' di un professionista elbano come Fabrizio Niccolai alle prese con i limiti della sua stessa terra e con l'amarezza di "aver buttato il cuore oltre l'ostacolo" in una assurda guerra che ogni giorno fa vittime eccellenti tra coloro che provano a scrivere l'Elba di domani.
Ma per farlo occorre oggi stesso cambiare passo con trasparenza e rispetto per chi spera che - mettendo in gioco se stesso - qualcosa possa ancora cambiare.