Il Presidente Enrico Rossi ha annunciato che dal 1 gennaio per tutta una serie di funzioni finora delegate alle province le persone interessate potranno recarsi agli stessi uffici che ora però avranno una targhetta che attesta la titolarità della regione. Insomma agricoltura, caccia o pesca, viabilità restano nei vecchi uffici ma la gestione anche del personale sarà fiorentina.
Dopo tante chiacchere sull’area vasta che nessuno ha saputo dire cosa è la dimensione sovracomunale lascia il posto ad un accentramento regionale. Rossi ne sottolinea in particolare la positività in riferimento all’ambiente, all’energia, alla difesa del suolo perché alla programmazione e realizzazione delle opere idrauliche di seconda e terza categoria e alla loro manutenzione e anche ai controlli provvederà la regione. Di come stiano le cose in questi ambiti dove per legge la competenza era delle autorità di bacino mai diventate distrettuali come stabilito in sede comunitaria difficile sapere qualcosa.
Purtroppo non sono riuscito a saperne molto di più neppure dal libro di Erasmo D’Angelis ‘Un paese nel fango’ ricco di dati su frane, alluvioni e altri disastri ma assai poco illuminante su dove è finita la legge 183, i bacini, i loro piani e l’uso dei finanziamenti. Eppure l’Arno, il Serchio, il Magra e tanti altri fiumi hanno molto a che fare con quelle materie che traslocano a Firenze. Hanno molto a che fare con le politiche di tutela specie delle aree protette da San Rossore al Massaciuccoli, da Montemarcello Magra alle 5 Terre. Da tutto quel che bolle in pentola chiaro sembra solo il sempre più accresciuto ruolo commissariale della regione. Che non certo quello a cui doveva puntare il nuovo titolo V. Peccato.
Renzo Moschini