Gen.ma
Dr.ssa Maria Teresa De Lauretis
Commissario Azienda USL 6 di Livorno
Abbiamo preso un lungo periodo di riflessione dopo la Sua informativa del 12.12.2015 che ci ha lasciati interdetti, non meno, però, delle dichiarazioni che sono comparse sulla stampa subito dopo e giustificative dell’attuale situazione dell’ospedale elbano circa la carenza di personale sanitario.
Questo lungo periodo di tempo è stato indispensabile per una corretta e quanto mai obiettiva dinamica di quanto accaduto in questi anni all’Elba in tema di sanità, ed oggi siamo arrivati alle nostre conclusioni.
Lei ci riferisce che nessun medico vuol venire a prestare servizio all’Elba e che tutti i tentativi di ricoprire i ruoli vacanti sono stati infruttiferi. Bene! Si domandi, come abbiamo fatto noi, perché.
Chi in passato si trasferiva nel nostro presidio sanitario non lo faceva certo per le belle spiagge ed il clima favorevole che l’Elba offre, e che oggi non sarebbero più in grado di esercitare un fascino attrattivo come taluni sostengono. Non si fa una scelta di vita professionale su questi aspetti altrimenti mi dica Lei, per fare un esempio, chi andrebbe a lavorare a Pescia o a Pontedera! E’ evidente che un medico valuta aspetti ben diversi, in primis quello della crescita professionale e gratificazione per un lavoro difficile e carico di responsabilità. Forse potrebbe essere utile ricordarLe che medici provenienti dalla Liguria e dal Lazio operavano nel locale reparto ortopedia quando c’era un primario, il dr. Boni, che manteneva viva una sala operatoria, o forse è bene ricordarLe che non c’erano problemi di personale quando la pediatria aveva un primario, il dr. Rizzo, entrambi pensionati ormai da anni e mai sostituiti nell’ottica regionale dei primari a scavalco, metodologia ottima sotto l’aspetto economico, ma disastrosa sotto l’aspetto della funzionalità dei servizi. Da allora è iniziata la progressiva riduzione del personale e non solo nei reparti citati, potremmo aggiungere per esempio la radiologia dove l’unico medico rimasto è stato massacrato per mesi durante i quali, al normale orario di lavoro ha dovuto aggiungere la reperibilità nelle 24 ore! E quegli stessi medici che ci hanno lasciato con richiesta di trasferimento sono ora a lavorare in altri servizi, Piombino compreso. In altre parole la desertificazione dell’ospedale, e la sua trasformazione in un contenitore sempre più povero di professionalità e di prestigio, al contempo arricchito di responsabilità e turni di lavoro intollerabili, sono le motivazioni per le quali i medici non vengono più a lavorare all’Elba in pianta stabile. Ne risulta l’estrema improbabilità che un giovane medico, magari quale primo incarico, desideri venire in un reparto senza una guida primariale, senza poter condividere scelte spesso difficili sul piano diagnostico e terapeutico, o decidere se e quando trasferire una bambino, se e quando aprire la sala operatoria, una sala operatoria aperta ormai con il contagocce e per banalità. Avete trasformato il nostro presidio in una sorta di “Deserto dei Tartari” ed ora, quale giustificativo, si dichiara che le selezioni ed i concorsi vanno deserti! No dr.ssa De Lauretis, quello che sta accadendo non è frutto della casualità, ma il risultato di una politica sanitaria programmata e consapevole che da anni sottrae risorse all’Elba e le sostituisce con palliativi, è il risultato di un preciso programma in conseguenza del quale l’ospedale di Portoferraio è divenuto un Pronto Soccorso dove si stabilizzano i malati e si trasferiscono con l’elisoccorso, ormai quotidianamente, e più volte al giorno, in volo sul cielo elbano. E non meravigliamoci di tutto questo, non cerchiamo giustificazioni che hanno il sapore amaro del raggiro, non diamo la responsabilità ai medici “cattivi” che si rifiutano di prestarci soccorso! Certo agli occhi di qualcuno possono apparire giustificazioni valide al punto di ritenere che l'azienda “mostri interesse e si sia attivata, che non siamo abbandonati”, ma sono solo giustificazioni acritiche e/o demagogiche di chi non vuole o non sa essere consapevole della realtà dei fatti. Quello che è accaduto non è stato certo un processo rapido, ma studiato, programmato ed attuato con i tempi giusti, anche atraumatico se vogliamo perché ha approfittato di quella imperdonabile caratteristica-dote umana che si chiama sopportazione, ma anche perché molti di coloro che sono occupati in questi anni del problema sanità elbana, pur avendo il titolo per parlare, non ne avevano le giuste competenze. Oggi oltre canale si tira un sospiro di sollievo, agli elbani invece non resta che sperare che il vento cambi, così come le competenze in campo.
Arch.tto Mario Ferrari sindaco di Portoferraio