Perché l’Elba sia veramente competitiva deve puntare, nell’immediato, su due grandi obiettivi: l'aeroporto e l'adeguamento delle strutture ricettive e di quelle complementari per il turismo (sportive, ricreative, culturali).
La recente crisi di Campo non deve fermare un processo ormai in atto, non si tratta infatti di un interesse particolare, ma l'aeroporto significa prospettiva e futuro per l'Elba tutta.
Non possiamo più accontentarci di un carpe diem che da troppi anni caratterizza la nostra realtà; è necessario puntare su progetti di prospettiva per un'Elba al centro dell'Europa, facilmente raggiungibile soprattutto dal nord del Continente. L'accessibilità aerea non è certo un tema comunale, ma comprensoriale su cui l'Elba tutta deve puntare.
Se vi è da essere soddisfatti, quindi, per i passi avanti compiuti per un primo set di interventi sull’aeroporto de La Pila a Marina di Campo per l’impegno della Regione e dello stesso Comune, non si può pensare di rimanere fermi a questo stadio. Occorre pensare già ad un aeroporto capace di ospitare aerei da 100/150 posti, così da essere funzionali ad un nuovo modello di approccio all’isola. Una accessibilità rapida, funzionale al turismo del weekend fuori stagione come al turismo organizzato, ai trasporti charter che possono essere una risorsa importante al di là delle stagione estiva che, è inutile negarlo, è breve e da sola non consente più di coprire il bisogno di reddito di tutto l’anno e ad avere ricavi adeguati per sostenere gli investimenti.
Questa è la prima sfida sulla quale l’Isola deve essere unita, direi di più, tanto coesa da proporre alla Regione che è proprietaria dell’Aeroporto, pure una disponibilità a cofinanziare gli interventi infrastrutturali necessari.
La seconda sfida è l'adeguamento delle strutture ricettive e di quelle complementari per il turismo (sportive, ricreative, culturali). Questo ci deve vedere impegnati in un confronto serrato dell'Elba con la Regione sui contenuti del nuovo piano del paesaggio i cui vincoli, in molti casi, troppo stringenti ( entro i trecento metri dal mare non si può fare niente) rischiano di recare grave danno alla nostra principale fonte di reddito: l'industria turistica.
Si deve scendere sul territorio per l'individuazione di aree ove i processi di antropizzazione sono stati tali che oggi si pone appunto come priorità ed obiettivo, non il vincolo, ma la riqualificazione dell’esistente anche tramite operazioni di complessivo riordino degli insediamenti. Insediamenti ove il metro cubo in più o in meno non è il tema, perché il tema è la sua funzionalità in termini di qualificazione delle attività presenti che devono proiettarsi verso il futuro, in termini di beneficio economico e sociale, ma anche di oneri aggiuntivi in favore degli enti locali.
L'obbiettivo, di certo, non è “il mattone facile”; non vogliamo nuovi alberghi, ma abbiamo bisogno di riqualificare, ristrutturare ed , in alcuni casi, ricostruire le strutture esistenti.
In questo contesto si inserisce anche la questione, attualissima, della direttiva Bolkestein dell’obbligo di andare a procedure concorsuali per l’affidamento di concessioni demaniali marittima. Nella realtà dell’isola questo problema è sicuramente molto depotenziato perché abbiamo molte spiagge libere; ma è innegabile che dobbiamo inquadrare il tema in relazione al fatto che la spiaggia è un servizio complementare delle strutture ricettive che stanno alle spalle della costa e che, anche, le spiagge libere in qualche modo debbono essere attrezzate per fornire servizi minimali e di sicurezza. Valorizzare il rapporto albergo/spiaggia e responsabilizzare in gestioni più ampie del territorio costiero coloro che hanno una concessione; garantire servizi minimi funzionaliper esaltare ancor più il nostro grande valore aggiunto: la bellezza delle spiagge bianche del versante settentrionale come delle spiagge dorate e delle spiagge granitiche del versante sud dell’isola, di un mare pulito e dai colori incredibili.
Vice sindaco assessore all'Urbanistica
Roberto Marini