Il terremoto ha riproposto in tutta la sua drammaticità tra i tantissimi problemi anche quello del ruolo delle regioni e degli enti locali. Recentemente avevo ricordato che in occasione di una indagine parlamentare degli anni ottanta sulle regioni speciali in cui avevamo registrato un non buon rapporto con gli enti locali proprio in occasione del terremoto del Friuli in una visita a Gemona riscontrammo che proprio quell’evento aveva indotto la regione ad un coinvolgimento degli enti locali nella ricostruzione che non aveva precedenti.
E’ bene ricordarlo anche oggi perché questo ruolo delle regioni e degli enti locali che sarà determinante per il nostro futuro la riforma su cui si voterà non ha certo premiato. Difficile dimenticare che proprio il ridimensionamento del ruolo delle regioni e di conseguenza anche degli enti locali è stato considerato da Renzi come dalla Boschi un pregio rispetto al passato e al vecchio titolo V. Sarebbe perciò davvero strano che mentre ci accingiamo ad una ricostruzione seria che cancelli anche le troppe colpe di un malgoverno in cui prima ancora che le regioni ha ‘brillato’ lo stato far finta di niente.
Ecco perché la partita del nuovo titolo V non può e non deve essere considerata conclusa. E per prime le regioni e gli enti locali non possono scrollare le spalle anche riguardo alla composizione e al ruolo del nuovo Senato in cui al momento è piuttosto difficile avvertire qualche profumo federalistico di cui è sparito rispetto al passato anche il termine da poco ritrovato a Ventotene.
Perché non discuterne anche nelle Feste dell’Unità senza tanti gazebi o comitati e qualche idea in più? A partire dalla Toscana dove i rapporti regione enti locali specie sulle questioni ambientali sono tutt’altro che soddisfacenti; vedi risultati elettorali.
Renzo Moschini