Caro Giovanni,
sapevo da tempo quali fossero le tue idee su Renzi e il renzismo e come tu vedessi di buon occhio quel pastrocchio di riforma approvata dal Parlamento a colpi di voti di fiducia e da un’Assemblea disertata da tutte le opposizioni, di destra e di sinistra, per protesta contro l’atteggiamento autoritario della maggioranza, in un clima ben diverso da quello che consentì il varo dell’attuale Costituzione. Lo sapevo ma non pensavo che tu assumessi una posizione pubblica così appiattita sul Si, con parole miste ad un’ironia piuttosto banale e scontata e ad una povertà di analisi sconcertante in una persona avveduta e intelligente come te.
Nel merito della riforma nemmeno una parola, salvo dare una lettura piuttosto parziale e alterata del dibattito avvenuto in sede Costituente e indicare nella presenza del Senato la causa principale della lentezza delle procedure legislative, portando ad esempio l’iter di un disegno di legge che non per colpa delle istituzioni, ma per responsabilità politiche, anche di questa maggioranza, non ha ancora “visto la luce”. Tant’è che altre leggi che stavano a cuore del presidente del Consiglio -, dall’abolizione dell’articolo 18 al Jobs Act, dalla cosiddetta “buona scuola” a quella della Tv e altre porcherie dicendo -, sono state approvate in tempi brevissimi con questa Camera e con questo Senato. Un Senato, è bene ricordarlo, che la riforma Renzi-Boschi non cancella e che verrà nominato non più dai cittadini, ma dai consigli regionali che in sostanza ubbidiranno alle direttive delle segreterie di partito, facendo venir meno così uno dei principi fondamentali contenuti nell’art.1 della Costituzione, dove si afferma che “la sovranità appartiene al popolo”.
Sia nel metodo che nella sostanza, quindi, una riforma sbagliata, scritta con i piedi, in molte parti addirittura incomprensibile – basti dare un’occhiata agli articoli 70, 72, 73 e 77 per rendersene conto -, che non riduce i costi e che viene stravolta riducendo gli spazi di democrazia e concentrando tutto il potere in mano di pochi.
Devastante, poi, appare quello che viene definito il “combinato disposto” fra ciò che prevede la riforma e il sistema elettorale vigente, cioè l’Italicum, per quanto concerne la tenuta del sistema democratico prefigurato dalla Costituzione del 1948, così da far dire addirittura al mite e moderato Pier Luigi Bersani che “se non cambia si va verso il burrone”.
I fautori del Si, come, fra le righe, lo stesso Fratini, fanno intendere che la Costituzione in fondo rimane la stessa, la prima parte, cioè, quella dei principi, dei valori e dei diritti non viene toccata. Ma se si cambiano 50 articoli di una Costituzione che ne ha 139, e se questi 50 articoli sono quelli che mettono in campo gli strumenti, le garanzie e i controlli perché principi, valori e diritti diventino effettivi, perché la libertà non sia impedita, l’eguaglianza sia promossa e realizzata nei fatti, allora non si può dire che la Costituzione resta la stessa. Si può parlare invece di “scempio” e del rischio reale di un passaggio dalla democrazia rappresentativa alla democrazia dell’investitura, dalla democrazia fondata sul Parlamento alla democrazia fondata sul governo, dal popolo che ogni giorno concorre in diversi modi a determinare la politica nazionale, al popolo che una sola volta ogni cinque anni attribuisce il potere a qualcuno e gli altri giorni è solo spettatore manipolato dai sondaggi.
Non sono stato io, caro Giovanni, né i sostenitori del No a parlare di “catastrofe” e di “salto nel buio” nel caso vincesse il No, fino al punto di far credere che in questo caso l’Italia potrebbe essere più esposta agli attacchi dell’Is (leggi Boschi) e più debole in Europa (leggi Renzi), e che se non passa la riforma il governo si dimette gettando il paese nel caos.
Altri hanno personalizzato e drammatizzato il risultato del Referendum, ma non mi pare di aver sentito neppure un bisbiglio da parte tua, che poi cadi nell’involontario umorismo di assegnare al Si una schiera, addirittura più numerosa, di eminenti studiosi, quando a tutto il mondo è noto il contrario.
Tu concludi auspicando un confronto che, viste le premesse, mi pare difficile possa essere sereno considerata la faziosità e l’arroganza con cui Renzi e i suoi compari portano avanti la campagna elettorale, occupando tutti gli spazi possibili delle Tv e della radio pubbliche e private, e demonizzando ogni giorno gli avversari. Se a te comunque interessa davvero conoscere quali proposte alternative sono state messe in campo da chi la Costituzione vuole prima di tutto che sia attuata e anche cambiata senza stravolgerne l’impianto di fondo, puoi aggiornarti, come sai far bene, in tutte le sedi, parlamentari e politiche, in cui il problema è stato dibattuto, senza avere purtroppo ascolto da chi aveva il dovere di farlo.
Un perfido risultato, comunque, la coppia Renzi-Boschi, nel nostro piccolo l’ha ottenuto, e cioè quello di porci l’uno contro l’altro, dopo che per decenni, storie comuni e comuni idee ci hanno visto quasi sempre “lottare” uniti.
Che ci vuoi fare, così è la vita.
Danilo Alessi