Leggendo quanto apparso sulla stampa riguardo ad una determina dirigenziale, in cui un nostro collega nello scrivere il nome del responsabile del procedimento ha cliccato erroneamente sul primo che compare nel sistema informatico e non su quello giusto, ci è venuta in mente questa canzone di Francesco De Gregori.
Viva l’Italia
L'Italia che è in mezzo al mare
L’Italia che lavora
L’Italia assassinata dai giornali.
E ci siamo irritati perché chi pontifica non sa che la pagina incriminata poteva anche non esserci perché il parere tecnico del Responsabile del Procedimento era già espresso con la firma principale in copertina, per cui nessuno ha controllato una pagina “inutile” in quanto non doveva essere sottoscritta da nessun responsabile.
E ci siamo arrabbiati con chi deride il lavoro altrui, ignorando che nel programma informatico delle delibere e determine, in uso da più di un decennio e quindi già durante l’amministrazione precedente, quando si clicca il nome del responsabile del procedimento si apre una lunga lista di nomi che con quello del responsabile non c’entrano niente.
E se il nostro collega si è arrabbiato con se stesso per non aver controllato attentamente l’ultima determina di una lunga serie, noi ci siamo invece arrabbiati con chi spara alla cieca non pensando che ciò che scrive ferisce un semplice dipendente comunale.
W l’Italia, l'Italia che è in mezzo al mare, L'Italia con gli occhi aperti nella notte triste.
W L'Italia sulla luna che nella notte scura sta in vedetta come un cecchino per sparare, si spera per sbaglio, su chi in trincea lavora onestamente.
Un gruppo di dipendenti del Comune di Portoferraio
Caro "gruppo di dipendenti", anzi spero mi consentiate di usare l'espressione "cari ex-colleghi" visto che nelle carsiche trincee della pubblica amministrazione ci sono rimasto normalmente (sanza particolare lodo ma sanza 'nfamia) per una quarantina di anni; mi pare che la vostra "replica" sia francamente spropositata e sopra le righe.
Non ci sto molto ad essere iscritto per così poco nel novero degli "assassini d'Italia", peraltro con una citazione parziale di un verso di De Gregori che recita "l'Italia assassinata dai giornali e dal cemento", tenendo conto che in questa frazione d'Italia, fanno enormemente più danni i cementificatori (pubblici e privati) dei giornalisti.
Dai pezzi incriminati non traluce nessuna intenzione di risultare offensivi nei confronti della dignità di chicchessia, né tantomeno di sminuire il ruolo dei lavoratori pubblici, figuriamoci sanguinosamente ferirli.
In tutti si metteva in risalto che un "refuso", un banale errore (che a chiunque può capitare di compiere) aveva prodotto quella che in ferajese si classifica come "FAVATA" anzi come "divertente favata".
Non è la prima uscita a pene di segugio nella storia della burocrazia e non sarà l'ultima. A me personalmente, caro gruppo, è capitato più di una volta; una giorno ad esempio copiando la relazione di amministratore che aveva definito un terzo un po' immaginificamente "pozzo ideologico" scrissi "pozzo biologico", che spostando la definizione dall'attività del pensiero a quella del culo, mutava non poco la sostanza.
Orbene, siccome penso che l'ironia e l'autoironia in primis siano essenziali per campare decentemente, mi unii alle risate di coloro che accorgendosi della minchiata che avevo scritto mi prendevano a giusta ragione abbondantemente per i fondelli.
Non mi pareva il caso di evocare i "cecchini", il Monte Grappa, le trincee, i pontefici, e magari Cecco Peppe, per una cotale quisquilia o pinzillacchera.
Capisco che nell'ente in questo momento ci sia un clima che definire idilliaco non si può, ed un certo nervosismo degli individui e da mattere nel conto, ma con questa "filippica" fuori bersaglio, caro "gruppo" mi pare abbiate compiuto quell'errore che a Oxford definiscono: "to piss out of the pot".
Vi saluto
sergio rossi