Ricevo oggi dal collega Barbetti l’ennesimo attacco sulla stampa, in una sgradevolezza di comportamenti, che, oltre ad assumere i contorni dell’ossessione personale, appare del tutto priva di senso. Si può essere su due fronti opposti, ci si può combattere politicamente, ma vi sono dei valori, umani e personali, oltre che istituzionali, che, a mio avviso, debbono essere sempre salvaguardati. In un momento in cui l’immagine della politica appare assai deteriorata, seguire simili comportamenti fa male alla politica stessa ed alle istituzioni.
Le dimissioni del 7 novembre sono state uno degli atti più dolorosi e sofferti della mia esperienza di amministratore pubblico. Questo atto, all’inizio, è stato profondamente avversato dal mio partito, sia all’Elba, che a Piombino, che a Firenze. Solo i miei assessori e consiglieri mi hanno difeso e sostenuto con una straordinaria vicinanza. Col senno di poi posso dire che senza quella scelta la vertenza Elba non avrebbe mai avuto la credibilità e la forza che poi ha manifestato ed i risultati finali sarebbero stati profondamente diversi. Quella posizione, proprio perché frutto di una visione dei diritti sociali delle persone, non era infatti facilmente mediabile e richiedeva risposte finali concrete ed adeguate. E’ stato un lavoro difficilissimo, dentro le istituzioni e dentro il partito democratico –con uno straordinario contributo, anche umano, di Marco Ruggeri-, che mi ha consentito di ritirare le dimissioni.
In quei giorni difficili Barbetti non è salito sul tetto dell’ospedale con tutti noi, non ha espresso una sola parola di solidarietà, è arrivato a concepire il capolavoro di far votare al suo consiglio comunale una delibera in cui chiedeva sostanzialmente le dimissioni di un altro sindaco, è riuscito a farsi contestare pesantemente alla manifestazione per un attacco politico veramente fuori luogo, non ha firmato l’accordo finale. Ora continua, cercando di infangare non solo il lavoro svolto, ma anche le scelte personali. A chi giova? A che serve e che senso ha? Non so veramente che cosa dire, se non invitarlo, almeno, a considerare che, una volta dismessi i nostri ruoli ed i nostri incarichi, non verremo certo ricordati per quante volte abbiamo urlato più forte, ma per come abbiamo saputo scaldare il cuore delle persone, per la nostra civiltà ed umanità, per la nostra capacità di rapportarci agli altri. Come diceva spesso mio nonno, umile contadino, nella storia del mondo ha più potere chi è andato sulla croce, di chi ha sterminato gli eserciti.
Roberto Peria - Sindaco di Portoferraio