“Le parole del Garante dei detenuti della Toscana, Franco Corleone, sui fatti accaduti recentemente nel penitenziario di Porto Azzurro sono offensive. Richiamare l’assunto secondo il quale il Corpo di Polizia Penitenziaria “deve essere consapevole di partecipare a un progetto in linea con la Costituzione” è una sciocchezza: è un po’ come dire che medici ed infermieri devono curare i malati o che i macchinisti devono guidare i treni. Noi sappiamo bene qual è il nostro ruolo e la nostra missione istituzionale. Quella del Garante Corleone è una precisazione inutile, che la può dire solamente chi non sa nulla di quel che avviene nella prima linea delle carceri italiane o che i penitenziari li frequenta alcune ore al mese, magari preannunciando la propria visita, o, peggio ancora, ha dei penitenziari una conoscenza parziale.
Credo si dovrebbe avere più rispetto istituzionale verso gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria, verso chi, giusto per citare due numeri, negli ultimi 20 anni, stando in prima linea, ha salvato la vita a più di 21.000 i detenuti che hanno tentato il suicidio in cella ed ha impedito che quasi 168mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze.
Le superflue precisazioni del Garante Corleone fanno male a coloro che il carcere lo vivono quotidianamente nella prima linea delle sezioni detentive, come le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria che svolgono quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità in un contesto assai complicato per il costante sovraffollamento”.
Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, la prima e più rappresentativa organizzazione dei Baschi Azzurri, dopo le dichiarazioni rese alla stampa dal Garante dei detenuti della Toscana Franco Corleone a seguito di eventi critici accaduti nel carcere di Porto Azzurro.
“L’impegno del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il SAPPE, è sempre stato ed è quello di rendere il carcere una “casa di vetro”, cioè un luogo trasparente dove la società civile può e deve vederci “chiaro”, perché nulla abbiamo da nascondere ed anzi questo permetterà di far apprezzare il prezioso e fondamentale – ma ancora sconosciuto - lavoro svolto quotidianamente, lo ripeto, con professionalità, abnegazione e umanità dalle donne e dagli uomini della Polizia Penitenziaria. Lo dovrebbe sapere bene, Corleone, visto che nella sua lunga carriera politica è stato anche Sottosegretario alla giustizia per cinque anni…”, conclude Capece.