Ho letto sul quotidiano Il Tirreno di lunedì scorso l’incredibile storia del licenziamento del Dr. Luca Donati. Non sono in grado e neppure voglio entrare nel merito delle ragioni che hanno provocato il licenziamento, ma non posso fare a meno di esprimermi sul comportamento tenuto dalla Amministrazione comunale che mi appare irrazionale, irresponsabile ed anche affetto da evidenti sintomi di illegittimità.
A gennaio di quest’anno il Giudice del lavoro accoglie il ricorso del Donati contro il primo provvedimento di licenziamento. Nel rispetto dell’ ordinanza del Giudice e dell’art. 18 della legge n°300/1970 ( lo Statuto dei lavoratori), il Comune avrebbe dovuto riassumerlo. Non lo fa. Anzi adotta un nuovo provvedimento con cui si ribadisce la volontà di licenziare. Il Donati ricorre e vince per la seconda volta. Circola voce che l’Amministrazione abbia intenzione di presentare ricorso in appello, ma, non ostante la seconda sentenza sfavorevole, non provvede alla reintegrazione del dipendente nel suo posto di lavoro. Sapremo, dunque, tra qualche mese, come andrà a finire la controversia. Alcune cose però le sappiamo di già, avendo consultato ogni tanto l’albo pretorio online e avendo un po’ di conoscenza dello Statuto dei lavoratori.
Sappiamo con certezza che l’Amministrazione, senza rinunciare al diritto di ricorrere, avrebbe dovuto, come detto, riammettere nel posto di lavoro il Dr.Donati già da gennaio, all’epoca della prima sentenza. L’Amministrazione, quindi, dovrà pagare al dipendente, dal mese di settembre dello scorso anno, quando fu licenziato, l’intero stipendio per cinque mensilità. Fortuna, per il nostro Comune, che il Donati da gennaio ha trovato lavoro a Massa Marittima e quindi, dal primo giorno successivo ai 5 mesi, avrà diritto solo alla differenza tra lo stipendio che percepisce a Portoferraio e quello di Massa Marittima. Per ora la somma lorda che gli deve essere pagata supera i 60 mila euro. Somma che, sia chiaro, più il tempo passa e più crescerà. Ma mi chiedo: pagare un dipendente che non presta servizio, perché non viene riassunto, neppure a seguito di due ordinanze della Magistratura, è solo un “peccato veniale”, una cosa da niente o è un peccato più grave?
Se alla somma dovuta per lo stipendio aggiungiamo il rimborso al dipendente delle spese di giudizio; il costo degli incarichi di consulenza affidati ad un funzionario di Campo nell’Elba e ad un Centro studi di S.Miniato, allo scopo di “rimediare” in qualche modo alla assenza dall’Ufficio del Donati, la somma che l’Amministrazione ha dovuto impegnare in bilancio ammonta all’incirca a 110 mila euro.
Leggendo all’albo pretorio del Comune la delibera con la quale la Giunta comunale il 27 aprile ha conferito incarico ad uno Studio legale per presentare ricorso alla prima sentenza, ho scoperto che il ricorso era già stato depositato, quasi due mesi prima, il 2 marzo, perché altrimenti scadeva il termine per la sua presentazione. E’ regolare deliberare di affidare un incarico quando si sa che quell’incarico, di fatto, è già stato assolto? Temo di no.
La cosa ancora più incredibile è che, non ostante le sentenze sfavorevoli, è stato pubblicato un bando per ricoprire il posto rimasto libero. Il primo bando è andato a buca. Ma la Giunta non si è rassegnata e ha deciso di riaprire il termine per la presentazione delle domande, che è stato fissato al 30 giugno scorso. Non sappiamo ancora se qualcuno ha chiesto di partecipare. C’è da augurarsi di no, perché altrimenti, oltre allo stipendio del Donati, che gli è dovuto non ostante che dal mese di settembre dello scorso anno non abbia prestato neppure un’ora di lavoro, il Comune dovrà provvedere anche quello del sostituto.
Ma tanto, alla fine, a pagare sono sempre i cittadini. Come si dice? Paga sempre “Pantalone”.
Giovanni Fratini